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Al posto di Ignazio La Russa, Giorgia Meloni «non sarebbe intervenuta» sulle accuse di stupro che coinvolgono il figlio e in ogni caso tende a essere «solidale con le donne», senza porsi il problema «dei tempi di denuncia» e ben sapendo che la politica deve «restare fuori» dalla vicenda. Da Vilnius, dove è impegnata per il vertice Nato, la presidente del Consiglio non sfugge alle domande dei giornalisti sul conflitto toghe-governo scoppiato a seguito dei casi che hanno coinvolto Daniela Santanchè, Andrea Delmastro e il presidente del Senato.
Il capo dell’esecutivo parla di «anomalie» delle quali si è «limitata a prendere atto» ma, spiega, si tratta di «tre casi diversi», che «vanno valutati ciascuno a sé. La questione Delmastro mi ha obiettivamente molto colpita – prosegue –, è una questione politica, riguarda un esponente del governo in esercizio del suo mandato». Discorso diverso invece per la vicenda che ha coinvolto la ministra del Turismo, perché «è extrapolitica e non riguarda la sua attività di ministro. È una questione molto complessa – dice – va vista nel merito, ma credo che questo competa alle aule dei tribunali e non alle trasmissioni tv. L’anomalia è che al ministro non viene notificata l’indagine, ma viene notificata a un quotidiano il giorno stesso in cui lei va in Aula per l’informativa. Segnalo un problema di procedura». Ad ogni modo, aggiunge, «un avviso di garanzia non rende automatiche le dimissioni di un ministro».
Più in generale, la premier nega conflitti con la magistratura, ma rivendica la bontà delle riforme messe allo studio dal governo: «Si rischia di scivolare su un dibattito che non aiuta, non penso che vada messo insieme quello che il governo ha nel proprio programma e le scelte che i magistrati fanno su casi specifici: sono materie diverse, non c’è alcuna volontà da parte del governo di aprire un conflitto. Il governo – rivendica – vuole portare avanti la riforma non contro i magistrati, anzi speriamo di poterlo fare con il contributo dei magistrati». Nello specifico, tiene poi a precisare Meloni, «la separazione delle carriere è nel nostro programma, con quali tempi dipende, ma è sicuramente uno degli obiettivi». La presidente del Consiglio rivendica anche le note ufficiose filtrate da Palazzo Chigi, le stesse che hanno scatenato le reazioni dell’Anm. Per altro i comunicati «non sono riferibili al tema La Russa, ma al combinato disposto fra l’imputazione coattiva a Delmastro, che è una cosa che guardo con stupore, di fronte una richiesta di archiviazione, una scelta lecita giuridicamente ma un fatto che non avviene quasi mai». D’altronde, è la conclusione, «se saltano le regole uno si deve interrogare sul perché».