Meloni e il presidente del Consiglio Ue Michel: confronto sulla Ue dopo il voto - ANSA
C'è una data e c'è un luogo per l'annuncio. Domenica 28 aprile a Pescara. Giorgia Meloni vuole dire lì, all'assemblea programmatica di Fratelli d'Italia, davanti ai suoi militanti, che ha deciso di guidare il suo partito alle elezioni europee dell'8 e 9 giugno. Manca l'ufficialità ma la decisione pare davvero presa. Meloni capolista di Fratelli d'Italia in tutte e cinque le circoscrizioni. Meloni capolista perchè «verificare il consenso è democrazia». Meloni pronta a sfidare Elly Schlein. Ancora due settimane per tenere alta l'attesa, ma la premier vuole misurarsi con il voto. Con trasparenza. Spiegando che una volta eletta non andrà a Strasburgo. E che la sua candidatura non ruberà tempo alle sfide con cui si sta confrontando il governo. Il partito è con lei. Gli amici più fidati e i consiglieri più ascoltati spingono perchè scenda in campo. E Meloni è pronta. L'obiettivo già dichiarato è migliorare il 26 per cento preso da Fratelli d'Italia alle Politiche del 2022. L'obiettivo personale è invece 1,5 milioni di preferenze. Per dare un segnale di forza sia interno, verso gli alleati di governo. Sia in Europa in vista degli equilibri della prossima Commissione europea.
MICHEL A PALAZZO CHIGI E LA CARTA MARIO DRAGHI
Questa mattina arriva a Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. Un "faccia a faccia" con Meloni per sondare il gradimento per i futuri incarichi e annusare l’aria sul dopo voto. In questo quadro così complicato serve un iter post voto veloce per arrivare ad avere maggioranza, Commissione e tutte le altre caselle già assegnate prima del voto americano (primo martedì di novembre). Meloni ha chiaro il quadro e da settimane sta valutando l'idea di giocare in anticipo e di essere lei, prima degli altri, a lanciare la candidatura di Mario Draghi. È vero. Meloni è stata la sola leader a non sostenere Draghi premier ma oggi è un'altra storia. Oggi molto unisce il premier di oggi e quello di ieri. L'atlantismo. Il sostegno senza se e senza ma all'Ucraina. Il rigore sui conti. E anche sul dossier migranti la linea Draghi e la linea Meloni sono molto più vicine di quanto si dica. Meloni valuta l'ipotesi. Con cura. Pesando ogni dettaglio. Consapevole che la candidatura di Ursula von Der Leyen è oramai al tramonto. E che la carta Draghi aiuterebbe l'Italia a blindarsi sui conti e sul Pnrr.
I DUBBI SUL RIMPASTO E IL RAPPORTO CON SALVINI
Nelle conversazioni più private Giorgia Meloni ammette tutti i suoi dubbi su alcuni ministri. Sa che esiste un nodo Giustizia. E un nodo ancora più complicato su Santanchè. E sa che il voto europeo potrebbe cambiare i rapporti di forza all'interno del governo con Forza Italia sempre più vicina alla Lega. Rimpasto? C'è chi racconta che Meloni sarebbe pronta. Che avrebbe già sondato il Colle. Che accetterebbe anche l'idea di un voto del Parlamento su una squadra rimessa a punto. Ma nelle ultime ore i dubbi sull'ipotesi rimpasto starebbero crescendo. Meloni vorrebbe chiudere la legislatura con la squadra con cui è partita. E - raccontano ai piani alti di Palazzo Chigi - la premier sarebbe sempre più convinta del lavoro fatto da due ministri: Raffaele Fitto e Antonio Tajani che come Meloni pare pronto a guidare Forza Italia alle europee. Quello che funziona meno è il rapporto con Matteo Salvini. Le europee saranno decisive anche per il capo della Lega che nelle ultime ore ha aperto una decisiva trattativa con il generale Vannacci che alla fine potrebbe guidare le liste della Lega in tutte le circoscrizioni.