Storie di violenza e di solitudine. Storie di povertà. Di abbandono. E di malattie. Quasi sempre curabili, quando i farmaci ci sono. In Italia 1.449 associazioni, enti assistenziali, opere di volontariato si occupano di queste storie. Quotidianamente, senza alcun clamore mediatico. Per il tredicesimo anno consecutivo, questi organismi attendono la Giornata nazionale di raccolta del farmaco, che si terrà domani, per aiutare i circa 8 milioni e 200 mila poveri nel nostro Paese (cifra fotografata dall’Istat per il 2011). L’iniziativa, che si svolge sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica e che viene denominata "Dona un farmaco a chi ne ha bisogno", è organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus in collaborazione con Federfarma. Riguarderà 3.200 farmacie del Paese distribuite in 85 province e in più di 1.200 comuni. Chi vorrà potrà acquistare e donare un farmaco da automedicazione rivolgendosi alle farmacie che espongono la locandina del Banco Farmaceutico. Ad accogliere i cittadini saranno 12.200 volontari, che offriranno indicazioni, così come faranno del resto i farmacisti, sul tipo di medicinale indicato, perlopiù contrassegnato dal bollino rosso. Il Banco, che per questo evento gode del sostegno di Anifa (Associazione nazionale delle industrie farmaceutiche dell’automedicazione), calcola che a beneficiare dell’ormai periodica iniziativa saranno circa 500 mila persone. La Fondazione Banco farmaceutico, che «ha lo scopo di aiutare le persone indigenti rispondendo al loro bisogno farmaceutico, attraverso la collaborazione con le realtà assistenziali che operano localmente», in una nota fa sapere che «i farmaci rappresentano in molti casi l’unica via di salvezza e diventano ancora più essenziali quando non ci si può permettere le cure necessarie». Ecco, allora, «che il semplice dono di un medicinale è un atto d’amore e di civiltà verso quella fascia di popolazione meno fortunata». Per gli organizzatori, si tratta, dunque, «di un importante gesto di gratuità e condivisione che, in questo periodo di crisi economica, aiuta i più poveri e che ridesta chi vi partecipa, generando un soggetto nuovo». In 12 anni, grazie a questo progetto che, come hanno rilevato numerosi farmacisti, è servito anche a consolidare il rapporto tra farmacie e cittadini e a ricavarne un positivo ritorno di immagine, sono stati raccolti oltre 2.700.000 confezioni di farmaci per un valore di circa 17 milioni di euro. Mercoledì scorso, in occasione della consueta udienza generale in Vaticano, il Banco farmaceutico, rappresentato da Marcello Perego, co-fondatore, Marco Malinverno, direttore nazionale e da Consuelo Fontolan, responsabile del Banco a Roma, ha donato al Papa mille farmaci da destinare alle "Figlie della Carità", le suore di Madre Teresa di Calcutta che svolgono la missione a loro affidata dalla fondatrice nel centro "Dono di Maria" in Vaticano. «Ci sono uomini, donne e bambini in difficoltà, ai margini della società, che vivono situazioni critiche d’indigenza e violenza – ha dichiarato Malinverno –. Le persone, senza l’assistenza che ricevono in questi centri, non avrebbero speranze e vivrebbero una condizione di solitudine mortificante e poi ci sono donne e uomini che offrono volontariamente il proprio tempo, partendo da un’esperienza di pienezza di se stessi e che rendono possibile un lavoro quotidiano di amore al prossimo. Donare un farmaco è un atto d’amore verso chi ne ha più bisogno ma soprattutto verso se stessi».