martedì 23 ottobre 2018
Pluridecorato, dopo le missioni ha avuto tumori uno dietro l'altro, ma niente causa di servizio. «Solo l'Arma mi è sempre rimasta accanto»
Medaglie e cancro
COMMENTA E CONDIVIDI

«Lo Stato, quello che ho servito, dove sta?», chiede. «Dove sta il riconoscimento dallo Stato dei diritti di noi uomini che lo abbiamo servito?». Non ha più un polmone e il tumore lo ha avuto anche al cervello, all'occhio, all'osso sacro. Deve pagarsi molte medicine, soprattutto non gli è mai stata riconosciuta la causa di servizio. Eppure «sulle mie spalle ci sono sempre gli alamari - dice -, non sono un ex carabiniere, sono un brigadiere dei carabinieri in congedo. Ex non esiste».

Francesco de Angelis è molto malato e altrettanto fiero. Vive a Nocera superiore, ha 53 anni. Ha speso la sua vita nell'Arma e «solo l'Arma mi è rimasta sempre vicina», spiega. Ha partecipato alle missioni in Bosnia, in Kosovo e in Albania, ricorda come vedesse soldati di altri Paesi «scendere dagli Hammer vestiti come astronauti, non avevano un pezzettino di carne scoperto. Noi respiravamo ogni polvere...». Lui, nelle missioni, si occupava di «antidroga, ricerca latitanti internazionali, armi e ricerca di fosse comuni».

Ha ricevuto la nomina a Cavaliere “al Merito della Repubblica Italiana”, due encomi solenni, sette encomi semplici, un elogio scritto e la Croce d’oro per anzianità di servizio. «Io non combatto lo Stato - ripete spesso -. Ce l'ho con lo Stato burocratico, che a me e tanti altri come me, non vuole riconoscerci i diritti dei servitori dello Stato».

A lungo, per le sue condizioni, è dovuto restare chiuso in casa «come un animale. Come agli arresti domiciliari. Non vedevo nessuno, venivano solo i miei colleghi». Adesso ha la "superinvalidità" e una grande amarezza. «Se me dovrò andare, voglio farlo in punta di piedi, ma sapendo che esiste una legge che riconosce ciò che abbiamo fatto, dove ci hanno mandato a farlo».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: