giovedì 5 aprile 2018
Seconda giornata di colloqui coi maggiori partiti politici. Al Quirinale il reggente Pd Martina, il presidente di Forza Italia Berlusconi, il segretario della Lega Salvini, il capo del M5s Di Maio
 Mattarella: nuovo giro di consultazioni la prossima settimana
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Un nuovo giro di consultazioni la prossima settimana. È l'annuncio che dà nel pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al termine dei colloqui che hanno visto salire al Quirinale questa mattina Maurizio Martina, reggente del Pd, poi il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, quindi il segretario della Lega, Matteo Salvini, infine, nel primo pomeriggio, il capo politico del Movimento 5 stelle, Luigi Di Maio.

Mattarella: le forze politiche mi chiedono tempo

«Le forze politiche mi hanno chiesto tempo», spiega Mattarella. «Nessun partito e nessuno schieramento dispone da solo dei voti necessari per formare un governo e sostenerlo - ha chiarito il presidente della Repubblica - ed è indispensabile quindi, secondo le regole della nostra democrazia, che vi siano intese tra più parti per formare una coalizione che possa avere una maggioranza in Parlamento. Nelle consultazioni in questi due giorni questa condizione non emersa».

Martina: noi all'opposizione, chi ha vinto sia responsabile

Il reggente del Pd chiarisce subito che il Pd sarà all'opposizione: «L'esito elettorale per noi negativo non ci consente di formulare ipotesi di governo che ci riguardino», dice Martina. La delegazione del Pd è la più numerosa della giornata. Con Martina, ci sono il presidente Matteo Orfini e i capogruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci. Ora tocca ad altri la responsabilità di governo: «Abbiamo segnalato come l'avvio della legislatura ha fatto emergere una potenziale maggioranza che si è espressa in ambito istituzionale dall'elezione dei presidenti di Camera e Senato fino alla definizione delle commissioni, sono scelte che non hanno previsto un nostro coinvolgimento e di certo non fatte casualmente, sono scelte di natura politica e per noi si tratta di capire se queste scelte compiute da queste forze coerentemente siano in grado di avanzare un'ipotesi di governo». Ora dunque chi ha vinto le elezioni, ribadisce Martina, «si faccia carico della responsabilità» di governare. «Certi atteggiamenti credo siano più figli di un secondo tempo della campagna elettorale che di una responsabilità nuova. Queste forze farebbero bene a tornare con i piedi per terra anche rispetto a soluzioni» di governo.

Ma il Pd non resterà alla finestra: «Noi siamo in campo da protagonisti per rafforzare, in coerenza con il lavoro fatto dal governo, tutti gli interventi di sostegno sociale. Sui quattro snodi di interesse generale il Pd eserciterà fino in fondo la sua funzione nel suo ruolo di opposizione. I quattro punti: taglio del costo del lavoro e reddito di inclusione; controllo della finanza pubblica; gestione del fenomeno migratorio; rafforzamento del quadro internazionale. Il Pd è pronto a proporre subito l'estensione del reddito di inclusione. È inoltre possibile raddoppiare le risorse a disposizione - sottolinea in polemica con M5s - piuttosto che vagheggiare su proposte irrealistiche».

Berlusconi: indisponibili a governare con populisti

Silvio Berlusconi sale al Quirinale con le capogruppo alla Camera, Maria Stella Gelmini, e al Senato, Anna Maria Bernini. Al presidente Mattarella, spiega il leader di Forza Italia, «abbiamo rappresentato l'urgenza di affrontare i problemi che riguardano gli italiani». E chiarisce: «Non siamo disponibili a un governo fatto di pauperismi e giustizialismi e populismi e odio che innescherebbe una spirale recessiva e di tasse elevate con fallimenti a catena anche nel settore bancario».

Salvini: governo col centrodestra coinvolgendo M5s

Il colloquio della Lega nord con il presidente Mattarella è durato una mezzora. A guidare la delegazione, il segretario del partito Matteo Salvini accompagnato dai capigruppo Giancarlo Giorgetti e Gian Marco Centinaio. Le consultazioni riprenderanno nel pomeriggio con i rappresentanti dei 5 Stelle. «Abbiamo ricordato a Mattarella che più che posti e ruoli ci interessano i programmi - dice all'uscita dal colloquio al Quirinale - su temi come la riforma delle pensioni, il lavoro e la riforma fiscale, la riforma delle Autonomie che sarà centrale». E in politica estera dobbiamo «evitare chel'Italia sia l'ultima con gli alleati europei».

Poi aggiunge: «Faremo di tutto per dare un governo che duri cinque anni, ovviamente partendo dal centrodestra, che abbiamo ribadito che è unitaria, coinvolgendo il M5s, senza altre soluzioni temporanee e improvvisate, vediamo se si riesce a trovare una quadra». Per arrivare a questo risultato però ognuno dovrà rinunciare a qualcosa: «Con i personalismi non si va da nessuna parte, bisogna lavorare per smussare gli angoli che altri, a parole, non vogliono smussare, cercando di esercitare la responsabilità che la Lega ha esercitato per l'elezioni dei presidenti delle Camere, facendo passi di lato e facendo rinunce. Se ognuno rimane sulla proprie impuntature i governi non si fanno».

Un evidente riferimento al Movimento Cinque Stelle: «Speriamo che gli altri la smettano di dire dei no e inizino a dire dei sì come fa la Lega da tempo». Per ora nessun incontro con Luigi Di Maio: «No, lo faremo alla luce del sole». E se la "quadra" non riuscisse? «Andiamo in Parlamento se ci sono i numeri certi, altrimenti si torna al voto. La Lega è un partito nato tra la gente figuriamoci se abbiamo paura di tornare alle elezioni».

Di Maio: contratto su modello tedesco con Pd o Lega

«Al presidente Mattarella abbiamo detto che sentiamo tutta la responsabilità di esser la prima forza politica - dice Luigi Di Maio - e di lavorare il prima possibile per assicurare una maggioranza ad un governo del cambiamento. Abbiamo ottenuto 11 milioni di voti su una posizione ben precisa che abbiamo ribadito al presidente anche sulla politica estera. Con noi al governo l'Italia resterà alleata dell'Occidente nel Patto atlantico, nell'Unione europea e monetaria: è questo l'obiettivo».

Di Maio ribadisce la sua proposta per superare la mancanza di una maggioranza autonoma: «Propongo un contratto di governo sul modello tedesco». Una proposta aperta a tutti: «Non abbiamo posto veti a nessuno, abbiamo discusso di temi, ci siamo fatti un'idea di quali potessero essere gli interlocutori per un governo del cambiamento. Dal voto è chiaro che sono emersi tre messaggi: al governo deve andarci chi è legittimato dal popolo; sono stati bocciati i governissimi, i governi tecnici, i governi di scopo; Governare per cambiare e non per continuare a sopravvivere; mettere al centro soluzioni e non giochi di Palazzo».

Il contratto dunque «si può sottoscrivere o con la Lega o con il Pd. Questi sono i due interlocutori, è chiaro che sono due soluzioni alternative. Dopo gli incontri capiremo con chi si potrà sottoscrivere il contratto di governo». Di Maio dice anche di non avere «mai voluto spaccare il Pd, mi rivolgo al Pd nella sua interezza perché al di là delle differenze di vedute non ci permetteremo mai di interferire nelle loro dinamiche interne». E aggiunge: «Non vogliamo spaccare la coalizione di centrodestra, ma non riconosciamo una coalizione di centrodestra, perché non solo si sono presentati alle elezioni con tre candidati premier, ma perché si sono preparati alle consultazioni separati. E una di queste forze non riconosce il M5s, perciò ci rivolgiamo alla Lega».

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