La figlia e il marito di Asia Bibi nella sede di Aiuto alla Chiesa che soffre (Ansa)
Sono testimoni d'eccezione delle persecuzioni in Africa e in Asia contro i cristiani. E sono Roma per strappare il velo di indifferenza che rischia di coprire la tragedia delle persecuzioni religiose. Rebecca Bitrus è una ragazza nigeriana cristiana, rapita e in ostaggio per due anni di Boko Haram. Ashiq Masih e Eisham Ashiq sono il marito e la figlia minore di Asia Bibi, la donna pakistana da nove anni in carcere, condannata a morte per blasfemia in attesa che i giudici esaminino il suo ricorso. A portarli in Italia è Aiuto alla Chiesa che soffre, fondazione di diritto pontificio che li ha accompagnati dalla sindaca di Roma Virginia Raggi. Sabato saranno da Papa Francesco e nel pomeriggio al Colosseo, che per l'occasione sarà illuminato di rosso.
La sindaca Virginia Raggi ha incontrato in Campidoglio i familiari Asia Bibi e la donna nigeriana. Esprimendo la sua solidarietà, ha sottolineato l'importanza di «mantenere i riflettori accesi» su tragiche vicende come queste. Per Raggi «è indispensabile l'impegno di tutti per squarciare il muro del silenzio e restare al fianco di queste donne coraggio». Con i familiari di Asia Bini c'era anche Shaid Mobee, fondatore dell'associazione dei pakistani cristiani in Italia, che ha chiesto alla Sindaca un segno visibile della vicinanza della città di Roma, con l'esposizione sul Campidoglio di una fotografia di Asia Bibi, come già successo nel 2010. «Ci lavoriamo», ha promesso Virginia Raggi.
Grande la gioia dei tre testimoni per l'incontro con il Papa. «Sono molto contenta di questa opportunità - ha detto Rebecca Bitrus - al Papa racconterò la mia storia, le nostre difficoltà ma anche gli sforzi che sta facendo la chiesa sulla via del dialogo e della pacificazione». Rebecca fu rapita nel 2014 dai terroristi di Boko Haram assieme ai due figli di uno e due anni. E' rimasta incinta dopo essere stata violentata. Il figlio più piccolo venne affogato dopo il suo rifiuto a ripudiare il cristianesimo. L'altro bambino è stato venduto a una famiglia. Ha perso alcuni denti per le botte in faccia con un fucile. Dopo la liberazione ha recuperato il bambino e ha tenuto quello frutto delle violenze. E non serba rancore: «Ho perdonato, completamente, dal profondo del cuore».
«Siamo enormemente felici di incontrare il Santo Padre - aggiunge Ashiq Masih, 52 anni - e chiederemo la sua benedizione, Pregando insieme al Papa saremo uniti a Gesù Cristo». «Anche io voglio pregare assieme al Papa per la liberazione di mia madre - ha aggiunto Eisham Ashiq, 18 anni - e se è possibile vorrei dargli un bacio, da parte della mamma e delle mie sorelle».
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