Il segretario generale della Cei Nunzio Galantino "critica" i presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto e Liguria per le polemiche da questi sollevate contro il governo centrale sulla gestione dei migranti. "Da comportamenti come quelli denunziati dai tre di cui sopra, certamente l'Italia non esce con una bella immagine", dice a margine di un convegno all'Expo di Milano.
"Ci si è messo anche il presidente della Liguria, pare", sottolinea Galantino. "Noi non pensiamo, noi facciamo. Mi sembra - osserva - che sia sotto gli occhi di tutti il tipo di lavoro che si sta facendo nelle periferie, proprio per accogliere gli immigrati".
"Molto spesso - continua Galantino - e con troppa superficialità si mettono insieme immigrati con delinquenti, immigrati con clandestini. Sarebbe interessante, intanto, cominciare a chiamare le cose e le persone per nome". Per il segretario generale della Cei atteggiamenti come quelli dei tre governatori "non contribuiscono" all'immagine internazionale che l'Italia conserva, anche grazie ai suoi "beni culturali e alla sua cultura".
Alla domanda se non sussista un problema di ripartizione tra le
regioni degli oneri connessi all'accoglienza dei migranti economici e
dei profughi, Galantino risponde che "quello dei numeri è un problema
secondario. Il problema, invece, è essere d'accordo sull'atteggiamento
di fondo. Poi ci si mette d'accordo. Non penso - conclude - che sia
una questione di numeri: quando si comincia a dare i numeri, in tutti
i sensi, vuol dire che c'è altro dietro".
Parte con una lettera di Roberto Maroni ai prefetti, nella quale si chiede di bloccare l'arrivo di nuovi immigrati sbarcati sulle coste italiane, quella che si preannuncia come un'altra giornata tesa sul fronte dell'accoglienza ai migranti. Con la Lega decisa a mettersi di traverso per bloccare il piano di redistribuzione messo a punto dal Viminale, e incurante dei ripetuti inviti al "buon senso" arrivati ieri dal premier Matteo Renzi e dagli altri esponenti del governo. Lo scontro è frontale: Lombardia, Veneto e Liguria (dove il forzista Toti, neo-governatore, si è subito schierato su posizioni filo-leghiste) non ne vogliono sapere di fare la propria parte e rivendicano il diritto alla disobbedienza. "Bloccheremo le prefetture e presidieremo tutti i nuovi centri di accoglienza" è la minaccia lanciata dal Carroccio che ipotizza possibili ripercussioni, vale a dire il taglio dei trasferimenti, verso quei Comuni che accetteranno di accogliere i migranti. Posizioni giudicate assurde dal governo e dalle altre Regioni tanto più che il sistema delle "quote interne" fu ideato proprio da Maroni, ai tempi in cui occupava la poltrona di Alfano al Viminale. Ma tant'è. Oggi il presidente della Lombardia ha fatto il passo che aveva annunciato domenica: ha preso carta e penna per scrivere ai prefetti. "Vi chiedo di sospendere le assegnazioni nei Comuni lombardi in attesa che il Governo individui soluzioni di accoglienza temporanea più eque,
condivise e idonee, che garantiscano condizioni reali di
legalità e sicurezza" si legge nella lettera. Poi il riepilogo della "versione leghista" dei numeri dell'accoglienza: "la Lombardia è la terza
regione italiana, dopo Sicilia e Lazio, come percentuale di
presenze di immigrati nelle strutture di accoglienza". Inoltre "in Lombardia vive già oltre un quinto
degli immigrati regolari presenti in Italia, molti dei quali in
cerca di lavoro". Il presidente della Lombardia ribadisce infine ai prefetti la sua convinzione che "la soluzione al problema dell'immigrazione
clandestina, resta il blocco delle partenze dalle coste
africane, attraverso il coinvolgimento dell'Ue, dell'Onu e di
tutta la comunità internazionale". A margine di un evento ad Expo Maroni ha poi sottolineato come il clamore legato alla sua proposta, e le "reazioni isteriche a sinistra" dimostrino di fatto che si tratta di un problema serio. "Ho messo il dito nella piaga" ha sintetizzato dicendo di essere pronto ad un confronto con il governo "che sinora non ha coinvolto le Regioni". "I prefetti della Lombardia non rispondono certo al governatore, con tutto il rispetto per Maroni: è una materia di competenza dello Stato e i prefetti si attengono alle direttive che arrivano dal ministerodell'Interno e dal governo". Claudio Palomba, presidente delSinpref, associazione sindacale dei funzionari prefettizi replica a muso duro a Maroni. "Se vengono chiamati ad accogliere un certo numero di migranti i prefetti non possono tirarsi indietro. La nostra è una posizione chiara e netta, il nostro rapporto giuridico e funzionale non può essere con i singoli amministratori: in presenza di un invio, siamo tenuti a provvedere alla sistemazione, certo in una attività di logicamediazione e con l'aiuto dei sindaci".Una sorta di lista di proscrizione dei Comuni che accolgono i profughi in Lombardia. La sta preparando la Lega lombarda, con l'idea di tagliare poi i trasferimenti regionali alle amministrazioni, come giàanticipato dal governatore Roberto Maroni. "Stiamo facendo unoscreening. Manderemo segnalazione al gruppo regionale dellaLega di tutti Comuni in Lombardia che hanno accettato diprendere clandestini", ha spiegato il commissario della Legalombarda, Paolo Grimoldi.
Dall'altra parte dello Stivale replica al leghista Maroni il governatore della Sicilia Rosario Crocetta. "Con buona pace della Lega e di
Maroni, i comuni siciliani che accolgono i migranti oltre alla
premialità dello Stato riceveranno fondi anche da parte della
Regione siciliana" annuncia. La giunta varerà un disegno di legge su misura. "I
parametri per l'erogazione dei fondi - dice Crocetta - si
baseranno sia sul numero di sbarchi sia sul numero delle persone
realmente accolte nei centri di accoglienza per i migranti e per
i minori non accompagnati". Crocetta ricorda che proprio per i
minori non accompagnati i comuni non ricevono alcun
trasferimento dallo Stato da circa 2 anni con gravissime ripercussioni soprattutto per gli enti locali più piccoli. L'iniziativa della
Regione siciliana, aggiunge ancora Crocett "rappresenta oltre che un messaggio positivo anche un monito per chi come Salvini e Maroni lanciano una battaglia xenofoba e antimeridionalista perché lasciano alle Regioni del Sud la questione dell'accoglienza".