«La prima dichiarazione di Roberto Maroni parla di «insoddisfazione» per la bocciatura della Corte di giustizia europea alla detenzione per il reato di clandestinità. Ma è un termine che non rende lo stato d’animo del ministro dell’Interno di fronte a un pronunciamento che «rischia di fatto – dice – di rendere impossibili le espulsioni ». E che dà la stura al mai sopito antieuropeismo padano: «L’Europa ci complica la vita», sbotta Maroni. L’irritazione del ministro, nella maggioranza diventa ira funesta. Mario Borghezio della Lega tuona: «Cosa ci stiamo a fare in questa Ue?». Maurizio Gasparri del Pdl grida: «Sbaglia l’Europa, non l’Italia». E Isabella Bertolini boccia i giudici autori di «un passo indietro sulla sicurezza e la legalità». Plaude l’opposizione. «Maroni patetico nel suo continuo lamento con la Ue», dice Livia Turco per il Pd. «Messa a nudo la violazione dei diritti umani», chiosa Rosy Bindi. «Giudici comunisti?», ironizza Pier Ferdinando Casini dell’Udc. «Dittatura strisciante», tuona Antonio Di Pietro dell’Idv. «Era una norma demagogica», sostiene Benedetto Della Vedova di Fli. Per la portavoce dell’Unchr Laura Boldrini «nessuna meraviglia: ora l’Italia recepisca la direttiva sui rimpatri». «Sentenza attesa», commentano gli avvocati dell’Unione delle camere penali. «È una decisione che mi lascia insoddisfatto», dice dunque a denti stretti Maroni. «Perché ci sono altri Paesi europei che prevedono il reato di clandestinità e non sono stati censurati, e perché l’eliminazione del reato accoppiata a una direttiva europea sui rimpatri rischia di fatto di rendere impossibili le espulsioni». La Commissione europea aveva scritto a gennaio all’Italia e ad altri venti Stati membri che non avevano recepito la direttiva comunitaria sui rimpatri entro la scadenza fissata, il 24 dicembre 2010. Secondo il ministro dell’Interno «il rimpatrio così concepito trasforma le espulsioni in una semplice intimazione ad abbandonare l’Italia entro sette giorni. Ciò rende assolutamente inefficace – scandisce – il contrasto all’immigrazione clandestina». Maroni si sfoga: «L’Europa non ha dato una mano, ma anche oggi, come si vede, ci complica la vita». Perché, chiede il Viminale, «se la prende solo con l’Italia?». Poi si sforza di rientrare nel ruolo istituzionale: «Nei prossimi giorni mi riservo di valutare le conseguenze di questa sentenza e vedere come porvi rimedio». L’uscita contro Bruxelles dà il la - ammesso che ce ne fosse bisogno - all’antieuropeismo del Carroccio. «Tutto il mondo civile, Usa in testa e vari paesi europei, sanziona penalmente l’immigrazione clandestina», attacca l’eurodeputato Mario Borghezio. Ma la Corte «sanziona esclusivamente» l’Italia. Come mai? «Forse perché l’Italia non conta un c... E allora che ci stiamo a fare in questa Ue?». I Giudici della Corte europea «vivono sulla luna», incalza l’eurodeputato Matteo Salvini: «Chi se ne frega dell’ennesimo pronunciamento a favore dei clandestini – taglia corto – e si vada avanti con espulsioni e arresti. Invece delle bombe, Berlusconi ridiscuta i 14 miliardi che mandiamo a Bruxelles ogni anno». Stessa linea del senatore Paolo Franco: per la Corte europea, «che ci impone di tenerci gli immigrati, pare proprio che gli italiani valgano meno dei clandestini». Un altro leghista, il governatore del Veneto Luca Zaia, parla di «intervento a gamba tesa» e «tempismo sospetto che avvalora la mia considerazione di un’Europa sorda alle nostre richieste ». Insomma: «Oltre al danno la beffa, siamo stati lasciati soli ora veniamo anche penalizzati». Nella maggioranza si distingue invece il sottosegretario Carlo Giovanardi, che ricorda come fin dal 2008, alla vigilia cioè dell’introduzione del reato di clandestinità, aveva definito la norma «dannosa e ingestibile» perché avrebbe intasato il circuito penale.