«Per contrastare l’immigrazione clandestina e tutto il male che porta non bisogna essere buonisti, ma cattivi, determinati ad affermare il rigore della legge». Il confronto politico sugli ultimi fatti di cronaca infuria e il ministro dell’Interno Roberto Maroni non usa toni diplomatici, tanto da attirarsi l’accusa delle opposizioni di aver parlato più da militante della Lega Nord che da rappresentante delle Istituzioni. «Ha perso la testa», ha commentato Livia Turco del Pd. Mentre per Gianclaudio Bressa, vicecapogruppo democratico alla Camera, «invece di pensare alla cattiveria il ministro dovrebbe portare in Parlamento una modifica della legge Bossi-Fini, che è la principale macchina di produzione di clandestini nel nostro Paese». Di immigrazione e sicurezza, intanto, torna oggi ad occuparsi il Senato, per due appuntamenti fondamentali: la ratifica dell’accordo italo-libico dell’agosto scorso per arginare i flussi dei clandestini diretti nel nostro Paese; la ripresa dell’esame del disegno di legge sulla sicurezza. Ieri, al termine della visita in ospedale all’indiano vittima dell’aggressione di Nettuno, il presidente del Senato Renato Schifani ha auspicato che in quest’ultimo provvedimento trovino posto anche misure contro le violenze del 'branco': «Servono sanzioni deterrenti – ha detto – bisogna evitare che i giovani con precedenti penali possano delinquere e scorrazzare insieme. Basta con i benefici di legge verso chi si macchia di reati che offendono la cultura di accoglienza e solidarietà del nostro Paese». Nel ddl governativo già figura, invece, il reato di immigrazione clandestina e c’era un emendamento della Lega sul blocco dei flussi migratori, poi derubricato a semplice ordine del giorno. Ma proprio ieri il Carroccio ha rilanciato, proponendo con il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli di sospendere sia i nuovi ingressi in italia, sia il Trattato di Schengen che sancisce la libertà di circolazione di cittadini e merci all’interno dell’Unione Europea. Nelle stesse ore, ecco la frase di Maroni sulla necessità di «essere cattivi» con l’immigrazione clandestina. Maroni sarà oggi a Tripoli, dove rimarrà fino a giovedì per definire con le autorità libiche i dettagli operativi dell’intesa firmata in agosto da Berlusconi e Gheddafi: dovrebbero partire da subito i pattugliamenti comuni, con equipaggi misti, delle acque territoriali libiche, italiane e internazionali. A questo scopo, il nostro Paese cederà alla Libia sei motovedette della Guardia di Finanza. È prevista anche la realizzazione di un sistema di controllo satellitare delle frontiere meridionali libiche (quelle con l’Algeria, il Niger, il Chad e il Sudan, le più esposte al transito dell’immigrazione irregolare verso l’Italia), opera che sarà probabilmente affidata a Finmeccanica. Le dure parole del ministro dell’Interno contro i 'buonisti' erano in polemica con un suo recente predecessore al timone del Viminale, l’attuale presidente della commissione parlamentare Antimafia Giuseppe Pisanu, figura storica di Forza Italia. Secondo quest’ultimo, l’atteggiamento del partito di Bossi influenzerebbe in misura eccessiva la linea del governo. Ormai si guarda ogni cosa «nell’ottica della sicurezza, con gli occhiali appannati della paura», si è lamentato il senatore del Pdl con il Corriere della Sera, aggiungendo di vedere «un approccio negativo e molto poco razionale all’immigrazione». E ancora: «L’immigrazione è un fenomeno che orienterà i processi economici e sociali dell’Europa per un secolo, non lo si può affrontare con l’orecchio teso alle voci delle osterie della Bassa Padana». Il governo, con il ministro degli Esteri Franco Frattini, ha assicurato che in materia di immigrazione si sta limitando «all’applicazione di un patto europeo molto chiaro e preciso sulla clandestinità». Ma dalle opposizioni si sono levati cori di elogio per Pisanu. «Speriamo che la maggioranza lo ascolti», ha sottolineato il ministro dell’Interno ombra del Pd Marco Minniti. Dallo stesso partito applausi da Anna Finocchiaro e da Marco Follini, il quale ha evidenziato la «lungimiranza» di chi (come lui e Pisanu) proviene dalla Democrazia cristiana, ma anche da Gianpiero D’Alia dell’Udc e dal segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni (Ansa)