L’unica vera novità di giornata è stata la schiarita sui mercati finanziari. Dove l’attesa per una «svolta» sulla manovra di bilancio ha abbassato la temperatura dello spread (dai 307 punti di venerdì a 290) e dato ossigeno alla Borsa (+2,8% in chiusura, con le banche in evidenza). Un miglioramento del clima in attesa dei «fatti», cioè di quella sforbiciatina al deficit 2019 che da un paio di giorni i vertici di governo non escludono più e che si spera possa portare a una tregua con Bruxelles.
Il vertice serale, che ha visto incontrarsi a Palazzo Chigi da Conte sia il ministro Tria che i due vicepremier Salvini e Di Maio, ha affrontato l’argomento senza arrivare a conclusioni. L’obiettivo principale, almeno ufficialmente, era fare il punto sulla manovra e raggiungere un accordo politico sugli emendamenti. Sul deficit nel corso del week end si sono registrate aperture a favore di una correzione del rapporto deficit/Pil programmato al 2,4% nel 2019 e che potrebbe scendere di 2 o 3 decimali. «Non è una questione di decimali – fanno sapere in serata da Palazzo Chigi – obiettivo del governo è rilanciare la crescita e lo sviluppo. Confermati gli obiettivi già fissati, in particolare sulle pensioni,sul reddito di cittadinanza e sulla tutela del risparmio ».
Si lavora quindi a individuare gli emendamenti alla manovra da approvare per cambiare anche i saldi finali della stessa legge di bilancio. Come già detto da Conte durante la giornata, «si attendono le relazioni tecniche sulle proposte di riforma che hanno più rilevante impatto sociale, al fine di quantificare con precisione le spese effettive». Mentre il ministro del Tesoro Tria fa sapere che l’intero vertice era orientato ad arrivare ad un accordo con Bruxelles.
Ma tale è la distanza tra le regole europee e le indicazioni del nostro governo fissate nel Documento programmatico di bilancio che non è affatto detto che un passo del genere sia sufficiente a evitare l’avvio delle temuta procedura di infrazione per deficit e debito eccessivi. In questo quadro di maggior dialogo con le autorità europee, inaugurato sabato con la cena del presidente del Consiglio e del capo del Mef con Juncker a Bruxelles, si inquadra l’ipotesi di rimodulare le due misure cardine della manovra, ovvero reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni.
L’opzione è sul tavolo in realtà da diverse settimane, cioè da quando il governo ha deciso di inserire in manovra solo gli stanziamenti per i due provvedimenti (14 miliardi in tutto) rinviando le norme applicative a provvedimenti collegati e di prevedere altresì che eventuali risparmi sulle due misure possano essere utilizzati diversamente (anche per ridurre il disavanzo) dal ministero dell’Economia.
È noto da tempo che pensioni anticipate e nuovi sussidi non partiranno da gennaio: per quota 100 il meccanismo delle finestre di uscita fa slittare l’avvio almeno a marzo-aprile, per il reddito c’è bisogna di avviare una procedura complessa e lo stesso Di Maio aveva già parlato di aprile. Questo potrebbe consentire una minore spesa (benché solo sul primo anno). Palazzo Chigi attende simulazioni più precise sulle due misure. «Passare dal 2,4 al 2,2% di deficit significa parlare di 3,6 miliardi di euro», ha quantificato prima del vertice il premier Giuseppe Conte. Per Salvini non si tratta però di marcia indietro «Anzi potrebbe essere un’avanzata, un’uscita dalla trincea », ha osservato il vice premier: se l’unico modo per ottenere il via libera Ue alla manovra è intervenire sullo «zero virgola, io tolgo qualunque alibi e se dall’altra parte continuano a dire 'no', allora significa che è un no pregiudiziale», ha spiegato.
Vista così più una mossa tattica che un cambio di sostanza. L’altra strada è quella di far leva sul rilancio degli investimenti, come Conte e Tria hanno prospettato a Juncker, un piano che verrebbe parametrato con il piano di investimenti europeo. Ma anche qui c’è da sciogliere un nodo di fondo. Perché se l’obiettivo è far scendere il deficit allora gli eventuali risparmi aggiuntivi non andrebbero spesi. Ma così si frena il decantato effetto espansivo della manovra. Se invece si punta ad aumentare gli investimenti (considerati più utili a contrastare il rallentamento dell’economia) allora c’è bisogno di risorse aggiuntive. Una 'quadratura del cerchio' su cui sono impegnati in queste ore i vertici del governo. Agevolati dalla giornata di bonaccia sui mercati. Dove l’alta pressione però non sembra affatto stabile.