Il sistema educativo torinese rischia di crollare su se stesso, se non verranno presi velocemente provvedimenti. I dati presentati durante la Commissione istruzione del Consiglio comunale cittadino segnalano una realtà difficile e un futuro che si presenta molto incerto per le famiglie, a causa del progressivo invecchiamento degli educatori e delle educatrici e del mancato piano di assunzioni per gli asili comunali.
Considerando l’intero ambito educativo cittadino, i servizi si fondano storicamente su un sistema integrato che poggia su tre colonne: le scuole comunali (39 nidi e 69 scuole dell’infanzia paritarie), le scuole statali (66 scuole dell’infanzia) e le scuole paritarie convenzionate (ad ora, 55 scuole dell’infanzia). Secondo i dati indicati, la situazione più drammatica è quella delle scuole comunali: nel 2016 il solo personale scolastico (insegnanti di sezione e insegnanti di sostegno) era distribuito per il 43% nella fascia d’età 56-65 anni. Nell’anno scolastico 2017/18 e 2018/19 andranno in pensione 58 insegnanti, cui se ne aggiungeranno altre 42 nei due anni successivi.
Considerando che in ciascuna sezione, in media, ci sono 25 bambini, diventa chiaro che almeno 1.250 posti nelle paritarie comunali resteranno scoperti nel giro di pochi anni, senza tenere in considerazione le educatrici che potrebbero risultare inidonee per il servizio diretto con i bambini a causa dell’età. L’assunzione di nuovi operatori sarebbe l’unica soluzione concreta per risolvere il problema, ma i conti comunali di certo non permettono grandi spese, come ampiamente ribadito anche durante l’approvazione dell’ultimo bilancio. «La Giunta Appendino – commenta il consigliere comunale del Pd, Monica Canalis – non nasconda la testa sotto la sabbia. Ad oggi non è ancora stato presentato un piano di riforma del servizio per far fronte a questa emergenza e invito la Giunta a dare priorità alla cooperazione con gli enti convenzionati prima di esternalizzare il servizio».
Paradossalmente (anche a fronte del calo demografico) le sezioni ci sarebbero, ma è necessaria una razionalizzazione e soprattutto una reale collaborazione con le scuole dell’infanzia paritarie convenzionate (i cui costi, come è stato dimostrato, sono nettamente minori rispetto a quelle comunali), dove ancora mille posti sarebbero disponibili per altrettanti bambini. Eppure, a causa dei tagli imposti dall’amministrazione Appendino ai contributi per le scuole paritarie, già due istituti hanno chiuso in città e altri sono in grande difficoltà. Da parte dell’assessorato all’Istruzione del Comune non arriva alcuna risposta ufficiale e si parla soltanto di un’eventuale delibera di indirizzo. L’emergenza, però, è alle porte: «Si rafforzi il dialogo dell’amministrazione con le scuole convenzionate con cui esiste uno storico rapporto di fiducia e collaborazione – conclude Canalis – anche in considerazione del migliaio di posti liberi in queste scuole e del costo unitario per bambino decisamente più basso rispetto alle comunali. Se il Comune si appoggiasse alle convenzionate per far fronte alla crisi delle comunali, gestirebbe in modo meno diretto il servizio, ma continuerebbe a governarlo e a conservare la regia pubblica in virtù della Convenzione».