Una frase ricorrente – e piuttosto tecnica, in verità – s’è sentita ripetere nella drammatica giornata di ieri da più parti: «Una sentenza in giudicato è definitiva, non ci si può tornare sopra», dove il termine 'giudicato', così familiare tra giuristi ed esperti del diritto, indica una sentenza non più modificabile. La prima volta è stata pronunciata dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Trieste, che ieri è entrato inaspettatamente nella vicenda anticipando l’esito delle indagini in corso a Udine. Poi, nel pomeriggio, è stata la volta del capo di Stato, che anticipando – di nuovo – il Consiglio dei ministri ha scritto a Berlusconi: «Un decreto sarebbe incostituzionale perché in contrasto con una sentenza passata in giudicato». Ora, la sentenza su Eluana è senz’altro stata avvalorata dal suo passaggio in Cassazione, ma sul fatto che il decreto della Corte d’Appello di Milano sia passato 'in giudicato', e pertanto sia definitivo, ci sarebbe molto da dire. Ne è convinto Piero Sandulli, ordinario di Diritto costituzionale all’università di Teramo. Professore, la sentenza che ha autorizzato il distacco del sondino di Eluana è passata in giudicato? Affatto. Il procedimento sulla base del quale è strato autorizzato il distacco del sondino giuridicamente è un procedimento di volontaria giurisdizione, in genere utilizzato per la nomina di un tutore o di un amministratore di sostegno, per esempio. Può spiegare cosa vuol dire? Si tratta di procedimenti in cui non esiste un contraddittorio conclamato, cioè non esiste contrapposizione di ruoli (a meno che non si verifichi). Ciò significa che anche sotto il profilo dell’accertamento della 'cognizione piena' di un fatto, essi sono carenti. Ecco perché secondo il codice di procedura civile non sono suscettibili di passare in giudicato e i provvedimenti ad essi legati vengono emanati con decreto, quindi con un atto che non ha caratteristiche di definitività come le sentenze. Insomma, fin dall’inizio siamo di fronte a procedimento che non è una sentenza e che sarebbe modificabile? Assolutamente sì, se i presupposti in esso contenuti si rivelassero non più attuali, e cioè le volontà della ragazza e l’irreversibilità dello stato vegetativo. Che poi sono le due condizioni richieste quando il caso è finito in Cassazione la prima volta... Intanto va precisato che ci è finito in via del tutto straordinaria: normalmente questi procedimenti – ripeto, legati a fatti di importanza ben lontana dalla decisione su una vita umana – sono modificabili e di stabilità temporanea. Tuttavia nel caso di sentenze che giudicano sulla libertà personale è sempre ammesso un ricorso straordinario in Cassazione. A quel punto la Cassazione ha chiesto di accertare le volontà pregresse e l’irreversibilità dello stato vegetativo di Eluana. Cose che poi, in seconda fase, la Corte d’Appello di Milano ha accertato. E qui mi lasci dire. Prego. Le ha accertato in base a prove fornite dal tutore e alle quali non si è opposto il curatore nominato ad hoc, l’avvocato Franca Alessio. Nuovamente senza alcun contraddittorio, visto l’ambito del procedimento. Ma l’intervento della Cassazione non ha trasformato la sentenza in definitiva? Il decreto che ha autorizzato il distacco del sondino è certo stato avvalorato dall’intervento della Cassazione, ma non ha cambiato natura giuridica: è un decreto, non una sentenza, e ha stabilità temporanea. Del resto, se domani la ragazza aprisse gli occhi, la faremmo morire lo stesso perché è già stato deciso da un tribunale? Forse qui molti colleghi dei tribunali civili hanno dimenticato che non si discute di una servitù di passaggio su un terreno, ma di una vita umana. Da uomo di legge, è deluso di come è stato gestito il percorso giudiziario della vicenda Englaro? Il diritto si è mosso molto male. Credo, a dire il vero, che il diritto sia destinato a muoversi sempre molto male in queste situazioni, che presuppongono anche una cognizione etica delle vicende e che coinvolgono la legge naturale, prima di quella degli uomini. E cosa pensa del decreto che il governo ha sottoposto ieri a Napolitano, poi respinto? Penso sia stato giusto. Penso che di fronte alle questioni di vita non ci si può porre il problema dei limiti dell’ingerenza fra i poteri dello Stato. Di fronte a una vita ritengo sia giusto intervenire in ogni modo. La vita umana è la vita umana, se ci mettiamo a fare sottigliezze di carattere costituzionale non credo ne usciremo.