Giuseppe Conte - ANSA
Giuseppe Conte ha deciso di non concedere deroghe alla regola dei due mandati. Pressato da Grillo, che nei giorni scorsi ha messo in discussione la sua stessa permanenza nel Movimento se fosse stata consentita la terza candidatura ad una "pattuglia" di pentastellati, l'ex premier ha infine preferito il "ritorno alle origini".
In mattinata Conte, in un'intervista radiofonica, aveva fatto già intendere la scelta di M5s: "Sarà una prova di coerenza". Poco dopo, il leader del Movimento ha comunicato la decisione ai vertici. Ora si attendono ripercussioni. Anche perché a non essere candidati sono pezzi da novanta e iniziatori dell'avventura grillina: il presidente della Camera Roberto Fico, fondatore del primo meet-up napoletano; gli ex ministri Fraccaro, Bonafede e Toninelli; la pasionaria Paola Taverna; l'ex reggente Vito Crimi.
La scelta di Conte rinsalda il suo rapporto con Beppe Grillo, e forse può funzionare da richiamo anche per Alessandro Di Battista. Ma rischia di spaccare ulteriormente gruppi parlamentari già decimati dalla scissione di Luigi Di Maio. Nei giorni scorsi, diversi ex grillini delle origini, rimasti ancora incerti tra la permanenza in M5s e l'addio, hanno preso altri lidi nell'ambito del centrosinistra: chi aderendo ad Articolo 1, chi promuovendo movimenti civici vicini al Pd. Ma ora che i giochi delle liste sono quasi fatti in tutti i partiti, sarà difficile per chi non ha ottenuto la deroga trovare spazio altrove.