giovedì 31 maggio 2012
Oltre ai 23 milioni di cui si è sempre parlato, «mancano all'appello altri 50 milioni di euro»: l'affermazione nella motivazione della conferma dei domiciliari per la moglie del senatore Lusi. La Magherita: «Non vorremmo si trattasse di un refuso»
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"La depredazione fatta dal senatore Luigi Lusi non era di soli 12 milioni di euro ma di 23, anche se mancano all'appello altri 50 milioni di euro, di cui non si conosce la destinazione finale, considerato che in 4 anni il patrimonio della Margherita è sceso da 88 milioni di euro a soli 15 milioni". È quanto si legge in un passo della motivazione del provedimento con il quale il tribunale del Riesame nei giorni scorsi ha confermato i domiciliari per Giovanna Petricone, moglie di Lusi. Secondo il Tribunale del Riesame gli arresti domiciliari si impongono perchè nel caso della Petricone "il pericolo di fuga assume una connotazione assai seria". Nel documento il Tribunale esprime la convinzione che la Petricone avesse come obiettivo il ritorno in Canada dove ha vissuto fino a 38 anni, trasferendosi poi in Italia nel 2004. Nel Paese nordamericano rileva tra l'altro il Tribunale, la donna ha una base logistica ed è sempre qui che ha deciso di acquistare per quasi 2 mln di dollari canadesi una prestigiosa residenza nella città di Toronto. Per i giudici "l'Italia per la Petricone è stata l'occasione di arricchimento impensabile in Canada sia per l'estrema rapidità dei tempi di accumulo sia per l'ingentissima somma depredata dal marito, ma il Paese di elezione è sempre rimasto per lei il Canada tanto che ha investito danari in quella nazione in vista di un futuro trasferimento".Sempre nella motivazione a proposito delle somme sottratte dal senatore Lusi dalle casse della Margherita i giudici del Tribunale del Riesame sottolineano che "non risulta inizialmente che Lusi mirasse al totale svuotamento delle casse del partito, la cui cifra complessiva era ingentissima, circa 88 mln di euro dei quali 80 quale rimborso elettorale ed i rimanenti 8 come contributi degli iscritti ed altre voci". Secondo i giudici inizialmente Lusi puntava "ad una predazione di minore entità più facile da attuare senza essere scoperto". Solo successivamente e dopo aver sperimentato che era possibile sottrarre danaro "potrebbe aver deciso di andare ancora più avanti nell'attività delittuosa". Per attuare questa il senatore Lusi ha potuto contare su "un gruppo di sodali che per 4 anni gli garantisse una costante disponibilità a violare le leggi". Secondo un "programma d'azione tutto da definire essendo chiaro soltanto che l'arricchimento di Lusi avrebbe comportato una parallela garanzia per il futuro di tutti i componenti dell'associazione". "Luigi Lusi si è trovato a poter maneggiare indisturbato un'ingentissima quantità di denaro, posto che Rutelli, Bocci e Bianco (cioè coloro che, per un verso o per l'altro, avrebbero avuto titolo ed esercitare un qualche controllo su di lui) avevano riposto in lui massima fiducia, così come l'avevano (incautamente) riposta anche nei due commercialisti amici del Lusi, già componenti del Collegio dei Revisori dei Conti del nuovo partito "Alleanza per l'Italia" fondato il 22 ottobre 2009". In serata è intervenuto l'ufficio stampa della Margherita col commento: "Non vorremmo si trattasse di un refuso". E annuncia che sarà diffuso un comunicato delle società che hanno predisposto i bilanci del partito.
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