Non ha alcun riscontro, secondo la procura di Roma, la notizia di un coinvolgimento del ricercatore italiano Giulio Regeni in un presunto traffico di reperti archeologici, circostanza di cui si parla in una lettera anonima giunta all’ambasciata italiana al Cairo nei giorni scorsi. Inoltre, è stato precisato a Palazzo di Giustizia, la linea della procura è di non dare credito a informazioni anonime, cosa già avvenuta per altre lettere giunte alla nostra sede diplomatica. È possibile che questa ennesima ricostruzione dell’omicidio del ricercatore friulano, sia un ulteriore tentativo di depistaggio. «Assolutamente un’altra bufala: una notizia inquinata che offende la memoria di Giulio Regeni», è il commento del presidente del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sull’attività dei servizi segreti, Giacomo Stucchi. «Che lui potesse essere implicato nel traffico di reperti, di statuette d’oro – ha detto Stucchi, al termine di una audizione durata tre ore con il direttore dell’Aise, Alberto Manenti – è una follia». Si tratta di una «verità inquinata», ha aggiunto il presidente del Copasir. «Basta depistaggi», chiede all’Egitto Nicola Fratoianni (Sinistra italiana).