Pasqualina sale sul palco e non vuole trattenere le lacrime mentre ricorda il padre ucciso dalla mafia 36 anni fa. Il suo dolore non passerà mai anche se ha 47 anni. Chiede l’anonimato, ma è venuta perché l’anno scorso ha sentito leggere il nome di suo papà. Ringrazia i presenti perché ora non si sente più sola. Grazie alla platea di persone forti seduta ieri all’auditorium dei gesuiti del Centro San Fedele, 500 familiari delle vittime innocenti delle mafie riuniti da Libera a Milano. Un evento che si ripete da 15 anni a ridosso del 21 marzo in una città italiana in una data scelta per celebrare la giornata nazionale delle memoria e dell’impegno. E purtroppo la lista si allunga. Quest’anno si sono uniti anche i genitori del bambino di Crotone Donato Gabriele. Aveva 11 anni, a luglio giocava a pallone quando si è trovato in mezzo a una sparatoria tra picciotti. È stato colpito alla testa e all’addome, è mancato dopo tre mesi di coma.Per il presidente di Libera don Luigi Ciotti, che ha aiutato queste persone a ritrovarsi e a camminare insieme, c’è un dolore infinito deve trovare un senso. «Avete seminato tanta speranza – riconosce il sacerdote – molti di voi dopo i primi momenti si sono trovati soli, ma tutti insieme avete capito che non bisogna perdersi per strada che bisogna proporre l’esempio dei vostri cari». Molti di loro vanno nelle scuole a testimoniare, entrano in carcere a raccontare la propria storia a detenuti anche minorenni, partecipano alle cooperative che utilizzano terreni e case confiscati ai boss per produrre lavoro e ricchezza onesta. Ma don Ciotti è preoccupato, il Parlamento è diviso sulla proposta di legge che chiede di istituire il 21 marzo giornata nazionale della memoria delle vittime della mafia. C’è chi chiede di scegliere un giorno diverso. «Vogliono cancellare – sostiene il sacerdote – con un colpo di spugna 15 anni di lavoro e impegno. Vogliono appropriarsi di quella che per noi è una festa in cui ricordiamo i nostri cari. Pensano che così lasciano a Libera una sorta di monopolio della legalità. Ma non è così. Propongono in alternativa la data dell’omicidio di Falcone o quella di Pio La Torre, che con Rognoni firmò la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi. Ma non bisogna privilegiare un morto sugli altri, il 21 marzo lo abbiamo scelto insieme perché è il primo giorno di primavera». Dello stesso parere Nando Dalla Chiesa, figlio del prefetto di Palermo Carlo Alberto ucciso nel 1982, e Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, avvocato liquidatore della banca privata italiana di Michele Sindona assassinato nel 1979, i cui interventi sono stati sottolineati da lunghi applausi. Dopo l’incontro si è tenuta una veglia ecumenica nella chiesa di San Fedele con la lettura dei nomi di 900 vittime. Verrà ripetuta oggi in piazza Duomo al termine di un corteo che parte alle 10 da Porta Venezia e a cui parteciperanno 100 mila persone da tutta Italia. Milano è stata scelta perché qui opera la mafia dei colletti bianchi, ma anche perché vi sono anticorpi robusti. Seminati dal sacrificio delle vittime delle mafie..