L’ora di religione cattolica «non è catechismo», né «un privilegio della Chiesa Cattolica», e trova il fondamento nella «importanza che la dimensione religiosa ha nella formazione integrale della persona » e nel «ruolo ineguagliabile del cristianesimo» nella costruzione della società. Lo ha scritto l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, in una lettera rivolta ai fedeli della diocesi per sensibilizzarli nella «scelta di partecipare all’ora di religione cattolica nel prossimo anno scolastico». La lettera, indirizza ai sacerdoti diocesani, verrà letta durante le messe di domenica 9 gennaio. Per Bagnasco l’ora di religione è «conseguenza di una duplice presa d’atto». Prima di tutto a causa «dell’importanza che la dimensione religiosa ha nella formazione integrale della persona» perché «una visione che escluda per principio l’apertura alla trascendenza, porta ad una concezione materialistica della vita e della società». Secondariamente, in quanto «è riconosciuto il ruolo ineguagliabile che il cattolicesimo ha avuto nella costruzione, non solo della storia dell’Italia e dell’Europa, ma anche della sensibilità morale e dell’umanesimo personale e comunitario che costituisce il cuore del nostro popolo ». Infatti, ha aggiunto, «il Vangelo è la base e la garanzia di questo umanesimo che ha al centro il primato dell’uomo, la libertà, la sua vocazione alla solidarietà». Il cardinale ha poi ricordato l’enorme l’influenza culturale del cristianesimo nell’arte, nella cultura, nella musica, nelle tradizioni, «tanto che non conoscere il fatto cristiano significa mancare di uno strumento di comprensione decisivo». «Non corrisponde affatto al catechismo – ha affermato ancora – e non di rado vi partecipano anche giovani non cattolici o non credenti». Concludendo la lettera, il porporato ha poi affermato che, nell’ottica di superare l’emergenza educativa, l’ora di religione diventa un «momento qualificante di questa missione in aiuto alla famiglia» perché la scelta di avvalersi di tale insegnamento riguarda «una migliore presa di coscienza circa le ricadute culturali, storiche e sociali del Vangelo».