giovedì 16 aprile 2015
La protesta dei sindaci: «Servono fondi». Primo sì alla Giornata della memoria per le vittime.
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Il peso dell’emergenza senza fine mette a dura prova enti locali e prefetture e la politica perde l’ennesima occasione per fare fronte comune di fronte al silenzio dell’Europa. Fra le più coinvolte nel tentativo di spalmare sul territorio gli immigrati in arrivo, il Piemonte che ne dovrebbe accogliere circa 700: «Dopo l’incontro con il ministro Alfano - dice il presidente della Regione Sergio Chiamparino - ci siamo impegnati a fare fronte a questa vera e propria emergenza umanitaria, con l’obiettivo di non lasciare sole le regioni rivierasche del Sud». Ma la risposta, avverte, «presuppone una reale collaborazione tra Stato, Regioni ed enti locali». Nella consapevolezza che «il problema ha un’ampiezza tale da imporre un’urgente presa in carico a livello europeo». E anche la Basilicata si dice disponibile «a raddoppiare, al termine di un percorso programmato con Ministero, Prefetture e Comuni, il numero dei migranti ora ospiti sul suo territorio», passando da mille a duemila persone, assicura il presidente della Basilicata Marcello Pittella, anche lui del Pd.  Nei giorni scorsi il Viminale ha emanato una circolare ai prefetti, incaricandoli di trovare posto per altre 6.500 persone, che si vanno ad aggiungere alle 70mila attualmente in carico al sistema di accoglienza. Regioni e Comuni. Ma la collaborazione dagli enti locali arriva con molte difficoltà e anche con qualche palese resistenza. «La nostra è una posizione scomoda », spiega Antonio Corona, Presidente dell’Associazione prefettizi e prefetto di Lodi. I Comuni, già sul piede di guerra in questi giorni per i tagli contenuti nel Def, ne fanno anche una questione di fondi: «Occorre garantite ai sindaci le risorse per gestire questo problema, che non possono essere trovate nei bilanci dei comuni», avverte il presidente dell’Anci Piero Fassino. «Ci rendiamo conto che le emergenze vadano gestite e i Comuni lo hanno dimostrato in questi mesi - spiega il sindaco di Torino -. L’anno che abbiamo alle spalle è stato un anno record per il flusso di profughi e di immigrati arrivati da terre sconvolte da crisi e i Comuni si sono messi a disposizione con grande generosità per concorrere all’assistenza e al soccorso». Ma oltre ai fondi c’è un «un problema di capienza praticabile - avverte Fasssino –. Ovviamente occorre anche che la distribuzione di questa popolazione sia equa e investa tutti i territori». Ma le Regioni a guida Lega non ne vogliono sapere. Luca Zaia, nel pieno della campagna elettorale, aveva quantificato la sua disponibilità in «zero posti». E si associa subito il presidente della Lombardia Roberto Maroni. «Non ci stiamo a subire questa invasione, quindi zero posti anche in Lombardia - avverte - finché continuerà questo atteggiamento irresponsabile da parte del governo».  Uno scontro che si ripercuote anche in Parlamento, dove si registra il primo sì - da parte della Camera alla proclamazione della Giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione per il 3 ottobre, in ricordo della strage di migranti di Lampedusa del 2013. «Un segno di civiltà», per Laura Boldrini. Ma a Montecitorio non sono mancate nuove polemiche, una che ha coinvolto proprio la presidente della Camera, ad iniziativa del deputato di 5 Stelle Alessandro Di Battista che la ha accusata di venire alla Camera solo «per i minuti di raccoglimento e per le tragedie». E la proposta ha registrato il voto contrario anche dei Grillini, oltre a quello della Lega, un po’ più scontato. Matteo Salvini accusa Alfano di «incompetenza » e Renzi di avere i «morti sulla coscienza». Quanto alla Ue, «prima la abbattiamo e meglio è», sbotta il leader della Lega. «Ma non c’è nessuna contraddizione - rimarca Boldrini - tra il ricordo e gli interventi che vengono richiesti alle istituzioni italiane ed europee per evitare che le stragi abbiano a ripetersi. Sono questioni cruciali del nostro tempo, sulle quali - accusa la presidente della Camera - in troppi preferiscono invece speculare a fini elettorali».
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