venerdì 21 marzo 2025
Ad Ancona, in collaborazione con la Caritas, sedici giovani hanno vissuto per un giorno nei panni di migranti e senzatetto. Ecco cosa hanno imparato
Lo zainetto e 2 euro in tasca per capire com'è essere ultimi
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Una giornata intera, mischiati nella folla, senza soldi, con uno zainetto e la necessità di cavarsela, come molti migranti e senza dimora sono costretti a fare quotidianamente. È l’esperienza di 16 studenti di una scuola anconetana, il Liceo Scientifico Galilei, proposta nell’ambito di un progetto avviato da tempo. «Questo role play – spiega Silvia Pascucci, una dei cinque docenti che lo hanno coordinato – è inserito nelle attività del Comitato Xenia, che in passato ha dato vita a un bellissimo progetto “Un viaggio senza valigia” con il patrocinio del Garante dell’infanzia della Regione Marche».

È importante parlare dei precedenti, per evitare si possa pensare che la giornata sia stata un’avventura senza premesse e orizzonti. Negli anni questi ragazzi e i loro insegnanti hanno incontrato 900 bambini tra elementari e medie, per confrontarsi, capire, trasmettere, comunicare, in particolare esperienze di accoglienza, formazione e sensibilizzazione sui temi della diversità e dell’alterità. L’ultima attività è stata preceduta da turni di volontariato dei ragazzi sopra i 16 anni alla Tenda di Abramo, trentennale realtà di accoglienza di senza tetto a Falconara e sarà seguita nei prossimi giorni dalla visita dei ragazzi del biennio nella sede della Caritas anconetana, dove ormai gli studenti del Galilei sono di casa. Stavolta, in particolare, il focus sarà Vestilbene, uno spazio dedicato a persone e famiglie con disagi economici che fornisce vestiario.

In questo contesto è nata l’esperienza del voler affrontare la città di Ancona a viso aperto, con sulle spalle solo uno zainetto e in tasca appena due euro e l’essenziale per vivere, compreso un biglietto dell’autobus. A ognuno di questi ragazzi è stato chiesto di rappresentare una storia, scritta rappresentando una vita vera, una persona realmente incontrata e conosciuta. «A seconda del profilo assegnato, spiega Davide Giacometti, uno dei cinque docenti che ha accompagnato gli studenti, ai ragazzi è stato chiesto di affrontare e risolvere le difficoltà che i poveri, le vittime di violenza, gli immigrati della nostra società, si trovano a vivere ogni giorno». Partner della scuola i volontari della Caritas e della Tenda di Abramo, che hanno donato il loro tempo e garantito l’apertura dei servizi a cui si sono rivolti i ragazzi. I professori hanno monitorato l’attività in vari modi ed è stato possibile far incarnare ad ognuno le storie di persone con situazioni che, a livello di narrazione avevano ascoltato, ma che in quella giornata sono diventate la loro pelle. «Un conto è la parola, confermano i ragazzi, che ti tocca e poi magari scivola via. Un conto è invece investire del tempo in uno spazio preciso, reale e, ad esempio, fare pranzo alla Mensa della Caritas Diocesana dove ogni sera più di cento persone in difficoltà ricevono un pasto caldo».

La cosa interessante, poi, è stato verificare come questi ragazzi siano usciti da questa giornata: «Entrare nel personaggio, raccontano Viola e Valentina, ci ha fatto sentire inferiori e impotenti senza la possibilità di trovare qualcuno che ci aiutasse». Sara aggiunge: «Se la comunità non si unisce, i poveri sono soli e senza possibilità di riscatto». Aurora sottolinea quanta stanchezza fisica e mentale abbiano provato e quanta delusione nel non essere riuscite ad entrare nella casa di accoglienza per la notte. Questa esperienza ha dato modo ai ragazzi di cambiare completamente prospettiva. Hanno affrontato la gente, spesso l’indifferenza, a volte il disprezzo, il disagio dell’essere evitati, respinti: ora il loro sguardo sarà diverso.

L’energia raccolta in questa giornata produrrà certamente uno “scatto” di consapevolezza in ogni ragazzo che ha vissuto il role play e diventerà fonte di riflessione e ricchezza per tutto il Comitato Xenia che prosegue con la convinzione che bisogna investire sui giovani, dar loro spazio offrendo esperienze forti e significative all’insegna dell’accoglienza della diversità, unica via per un futuro di pace.

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