sabato 6 marzo 2010
Approvato il decreto interpretativo per risolvere il «nodo» delle liste rimaste fuori. Il via libera è arrivato dopo che il testo è stato affinato e reso compatibile con una valutazione positiva da parte del capo dello Stato. L'ira di Di Pietro: «Napolitano parziale, ci sono gli estremi per un impeachment». Il Pd si smarca.
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Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto interpretativo per risolvere il «nodo» delle liste rimaste escluse in vista delle prossime elezioni regionali. Il via libera è arrivato attorno alle 21,40, circa due ore dopo rispetto l'ora fissata per l'inizio della seduta: un intervallo che è stato reso necessario per affinare il testo e renderlo compatibile con una valutazione positiva da parte del capo dello Stato. Il presidente della Repubblica aveva infatti detto chiaramente di non essere disposto ad avallare un intervento d'urgenza di tipo innovativo. Ma secondo quanto annunciato in serata, si sarebbe reso disponibile ad esaminare un testo diverso. I tempi lunghi di inizio del Cdm sono dunque stati legati alla necessità di un confronto preventivo tra gli staff di Palazzo Chigi e della presidenza della Repubblica. In tarda serata, comunque il Colle ha dato il benestare al decreto così come formulato pocanzi dal Consiglio dei ministri.In ogni caso, fanno sapere dal governo con una nota, il decreto «mira a consentire lo svolgimento regolare delle consultazioni elettorali regionali» e a garantire «coesione sociale». Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha spiegato che non è stata effettuata alcuna modifica alla legge elettorale e che «non c'è stata alcuna riapertura dei termini»: «Abbiamo dato un'interpretazione per consentire al Tar di dare applicazione alla legge in modo corretto». Silvio Berlusconi, dal canto suo, ha commentato con soddisfazione «la collaborazione tra istituzioni».La giornata di ieri. Il tutto è avvenuto al termine di una giornata di fibrillazione in cui hanno tenuto banco la posizione intransigente dell'opposizione rispetto a possibili scorciatoie legislative e, appunto, la posizione che sulla vicenda potrebbe assumere il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il Quirinale aveva fatto sapere al premier di non essere propenso ad avallare provvedimenti d'urgenza che modifichino la legislazione in materia. E per questo l'esecutivo ha optato per un decreto interpretativo che dovrebbe consentire di far rientrare nell'alveo della regolarità anche le liste rimaste escluse pur senza introdurre nuove norme. Secondo il ministro Maroni la valutazione del Colle potrebbe avvenire «già in serata» e quindi, salvo eventuali obiezioni del capo dello Stato, il decreto «potrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale già domani». I punti del decreto. Secondo quanto viene anticipato dalle agenzie di stampa, sarebbero quattro i punti che compongono il decreto. La bozza di testo è ancora oggetto di contatti informali con il Colle per cercare di smussare a priori eventuali punti che potrebbero portare ad un veto da parte di Napolitano. Il testo del quale sono stati informati i ministri in vista del consiglio, prevede come primo punto che i termini di presentazione delle liste si basino anche sul fatto che con qualsiasi mezzo si dimostri la circostanza che si era presenti nel luogo di consegna nei termini stabiliti dalla legge. Il secondo punto prevede che la documentazione possa essere verificata anche in un secondo momento, per la parte che attiene ai timbri e alle vidimazioni. Il terzo prevede che al Tar possano ricorrere le liste non ammesse, mentre per le liste ammesse sulle quali è stato fatto ricorso ci si può rivolgere al tribunale amministrativo solo dopo il voto. Uno dei timori del Pdl era infatti che il Tar del Lazio facesse riferimento ad una pronuncia del Consiglio di Stato che prevede che non si possano esaminare ricorsi in materia elettorale nel mese che precede il voto. Infine, il decreto si applica già alle prossime Regionali. Di Pietro insorge. Dopo il varo del decreto salvaliste, si scatena l'ira dell'opposizione. E il leader dell'Idv Antonio Di Pietro concentra la sua rabbia contro il capo dello Stato. «Venerdì appena ho saputo che Napolitano aveva firmato la legge salva Pdl, che permette a chi ha violato la legge di essere riammesso alla competizione elettorale, ho pensato tra me e me, come già è avvenuto per le altre leggi ad personam, che il Presidente della Repubblica si era comportato da Ponzio Pilato, lavandosene le mani. Poi, stamattina, dalla lettura dei giornali ho appreso che il Colle avrebbe partecipato attivamente alla stesura del testo. Se così fosse sarebbe correo visto che, invece di fare l'arbitro, avrebbe collaborato per cambiare le regole del gioco mentre la partita era aperta» afferma in una nota il presidente dell'Italia dei Valori, che aggiunge: «Allora, c'è la necessità di capire bene il ruolo di Napolitano in questa sporca faccenda onde valutare se non ci siano gli estremi per promuovere l'impeachment nei suoi confronti per aver violato il suo ruolo e le sue funzioni». «Lo dico - prosegue - con tutto il rispetto per la sua funzione ma anche con il dovere che spetta ad una forza politica presente in Parlamento che deve salvaguardare la democrazia. Da subito - avverte - ci attiveremo per mobilitare i cittadini onesti con una grande manifestazione a difesa della Costituzione contro quest'ennesima legge ad personam». Anche il Pd e il centrosinistra potrebbero a breve scendere in piazza per protestare contro il decreto «interpretativo» con cui il governo è intervenuto sul caso delle liste non ammesse alle Regionali. Secondo quanto si apprende il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha già avuto diversi contatti con Emma Bonino, lo stesso Antonio Di Pietro e gli altri responsabili del centrosinistra e l’idea di una manifestazione sembra prendere piede. Si stanno ancora valutando tutti gli aspetti legati a una decisione del genere, ma l’orientamento prevalente sembra favorevole e in giornata dovrebbero riunirsi i responsabili laziali dei partiti per decidere. E a proposito così scrive il presidente dei deputati Pd Dario Franceschini, in un commento pubblicato su twitter: «Un decreto che calpesta le regole senza vergogna. Subito in piazza e in parlamento contro il governo e per difendere la democrazia violentata».Tuttavia anche se possibilista all'idea di una manifestazione comune, Il Pd respinge l'attacco a Napolitano fatto da Di Pietro. «Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non poteva esimersi dal firmare il decreto del Governo per le elezioni regionali» ha spiegato Massimo D'Alema, presidente del Copasir ed esponente di spicco del Partito democratico. «Il Presidente poteva opporre un problema di costituzionalità per una norma sostanziale», ha detto D'Alema, mentre questo non poteva avvenire per «una forma interpretativa». «La responsabilità politica è del governo» ha attaccato. «C'è una casta pasticciona che si autoassolve, siamo di fronte a un atto d'arroganza».
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