Fermata da un coro di ragionate obiezioni di buona parte della maggioranza l’idea del viceministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, di introdurre nelle scuole un’ora facoltativa di religione islamica. Invece la sponsorizza immediatamente il big del Pd, Massimo D’Alema, mentre non entusiasta appare la reazione delle varie organizzazioni musulmane. «Nella proposta non c’è nulla di scandaloso» ribatte al termine di una giornata di polemiche lo stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini, da Asolo, dove è in corso un
workshop bipartisan su immigrazione e integrazione animato dalle fondazioni
FareFuturo ed
ItalianiEuropei. È proprio da quel laboratorio che venerdì Urso ha lanciato l’ora di religione musulmana. «Mi sembra elementare buon senso – insiste Fini –. C’è l’interesse nazionale alla coesione sociale». Secondo Fini, che è presidente di
FareFuturo, sarebbe «molto meglio che un bambino che vuol sentire cosa dice il Corano, lo senta a scuola piuttosto che in un garage da un imam anche estremista. Chiudere gli occhi di fronte a questo vuol dire essere miopi». E D’Alema, presidente di
ItalianiEuropei, lo spalleggia: le critiche mosse sarebbero «risposte imbarazzanti, dal carattere primitivo: non si può rispondere con dei toni gutturali a un’idea non di facile realizzazione ma sulla quale discutere». E anche in materia di islam l’ex premier del centrosinistra ripete il suo monito: «affrontare le questioni in modo laico».Ma il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, constata che la proposta è «una ripetizione stantia dei canoni del multiculturalismo, ricetta che in Europa è già fallita al punto che il governo Blair l’ha definita un incubo». Quagliariello invita piuttosto, a concentrare gli «sforzi nel promuovere la nostra specifica identità, rispettando quelle istanze che provengono da altre culture e che a loro volta rispettano le nostre leggi e non offendono il nostro senso comune». Per l’esponente del Pdl, peraltro, non è certo lo Stato a doversi «fare agente di un malinteso pluralismo culturale».«Si tratta di un’idea che non tiene conto della sostanziale differenza che esiste tra l’insegnamento della religione cattolica e quello di altre religioni», argomenta sempre nel Pdl Maurizio Lupi, avvertendo che l’idea di Urso produce «ghettizzazione» invece che «integrazione». Il vicepresidente della Camera ricorda poi che «il cattolicesimo fonda la civiltà europea e quella italiana, fa parte della nostra identità. Al punto che la stessa Costituzione ne riconosce l’importanza». «L’ora di religione islamica non è nel programma», puntualizza inoltre il viceministro leghista alle Infrastrutture, Roberto Castelli, accusando Urso, Fini e i suoi di «seminare zizania», perché la proposta è solo «una provocazione». E il capogruppo del "Carroccio" a Palazzo Madama, Federico Bricolo, conferma che con la Lega in questa maggioranza l’idea dell’ex di An «non potrà realizzarsi in nessun modo». «Dobbiamo difendere la nostra identità non cancellarla», aggiunge il suo omologo alla Camera, Roberto Cota. E il ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, contrappone al progetto di FareFuturo «l’ora di religione cattolica obbligatoria per i musulmani» per far capire loro «i risultati del cristianesimo e cattolicesimo profondamente radicati nella nostra società».Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, oltre ai problemi organizzativi (la difficoltà di tener fuori dall’iniziativa l’influenza della componente fondamentalista), avverte che una proposta come quella di Urso aprirebbe la strada ad «una Babele e un supermercato delle religioni». «Evidentemente – conclude – il legislatore, e prima ancora il costituente, che ha recepito il Concordato, ha voluto riconoscere il ruolo della tradizione cattolica nella nostra storia e nel nostro ethos nazionale».Peraltro, Mario Scialoja, membro del cda del Centro culturale islamico italiano, pur dicendosi «contentissimo» dell’ora di religione musulmana, non la vede «facile», sia perché «bisognerebbe fare lo stesso con tutte le altre religioni», sia perché «sarebbe difficile reperire insegnanti qualificati che insegnino un islam autentico, corretto, aperto al dialogo e senza fondamentalismi». L’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), inoltre, apprezza la proposta, ma «preferisce che gli istituti pubblici italiani offrano ai ragazzi delle diverse religioni un insegnamento di storia delle religioni, lasciando alle comunità religiose l’insegnamento confessionale della fede». «Totalmente favorevole», invece, l’Associazione intellettuali musulmani Italiani. La proposta è «interessante», per Souad Sbai, perché potrebbe effettivamente «essere utile per sottrarre i bambini dalle madrasse dove si insegna il fondamentalismo islamico e si inneggia al jihad». «Va valutata con attenzione», osserva tuttavia la depuatata pidiellina nata in Marocco, da un immediato gruppo di lavoro, e chiudendo «subito le moschee irregolari» e con un «un albo degli imam attraverso la moschea di Roma».La «riflessione su come insegnare nelle suole pubbliche anche le altre religioni», insiste Urso da Asolo, rientra nel pacchetto di misure concordato con ItalianiEuropei per l’integrazione. Ma per il responsabile della consulta Scuola del Pdl, Fabio Garagnani, la proposta del viceministro è «estremamente pericolosa», quando il nostro paese è alle prese «con fenomeni di violenza, di rifiuto di integrazione e di intolleranza di settori notevoli della comunità islamica».