domenica 4 ottobre 2009
Trecentomila manifestanti, secondo i promotori, 60mila per la questura. Siddi: in gioco autonomia della professione. Reazioni contrastanti all'iniziativa.
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    Piazza del Popolo era piena, sabato pomeriggio, per la manifesta­zione in favore della libertà di stampa promossa dalla Fnsi, il sinda­cato dei giornalisti. Gli organizzatori hanno parlato di 300mila presenze, quando sono arrivati anche i cortei dei lavoratori precari e degli studenti con­trari alla riforma Gelmini. La Questu­ra ne ha calcolate 60mila. Certo è che alle 16,30 anche i dintorni (via di Ri­petta, il Corso, via del Babuino, piaz­zale Flaminio) erano stipati di dimo­stranti. Tutto intorno, il traffico si è composto in un lungo, strombazzan­te, immobile serpente di lamiera. Al­trettanto certo è che chi denunciava il pericolo di strumentalizzazioni anti­governative ha avuto diversi elemen­ti a favore delle proprie tesi: il colore prevalente era, infatti, il rosso delle bandiere della Cgil (che, come il Par­tito democratico, ha contribuito alla riuscita dell’evento con la sua note­vole macchina organizzativa), di Rifondazione comunista e di altre si­gle della sinistra. Presenti i tre candi­dati alla segreteria del Pd (Pierluigi Bersani, Dario Franceschini, Ignazio Marino), l’ex-segretario Walter Veltro­ni e l’ex-premier Massimo D’Alema, che con la stampa non è mai stato te­nero. Tra i più acclamati, l’autore di Gomorra Roberto Saviano e il leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro. Fischi, invece, per la Cisl e per la Uil, che non hanno aderito. Presenti con gazebi e strilloni per vendere copie la Repubblica, l’Unità, il manifesto. Nu­merosi i cartelli e gli striscioni contro Berlusconi. Sul Pincio, poi, qualcuno ha scritto su un grande lenzuolo bian­co contro l’idea di dedicare un monu­mento ai nostri paracadutisti uccisi a Kabul. «No all’informazione al guinzaglio», era lo slogan della manifestazione, che si è aperta con un minuto di silenzio in memoria delle vittime di Messina. «Siamo scesi in piazza per problemi seri e reali della nostra categoria», ha spiegato dal palco il segretario della Federazione della stampa Franco Sid­di, auspicando ironicamente che «non si arrivi a un Lodo Alfano per l’infor­mazione. Se ciò avverrà, non lo per­metteremo », anche se «non siamo professionisti dell’anti-berlusconi­smo » ma votati «a disturbare i mano-­vratori, sempre e in ogni tempo». Il se­gretario del sindacato dei giornalisti ha quindi rinnovato al premier Berlu­sconi la richiesta di «ritirare il disegno di legge sulle intercettazioni» e «le cau­se intentate contro i giornalisti». In questo momento, ha insistito, «è in di­scussione la stessa autonomia della professione» e molti giornalisti lavo­rano «in una situazione pesante e non sopportabile». Il presidente dell’Ordi­ne dei giornalisti Lorenzo Del Boca ha rilevato che «la libertà di stampa non è né di destra, né di sinistra». È inter­venuto anche l’ex-presidente della Corte costituzionale Valerio Onida, se­condo il quale «il potere politico è trop­po spesso intollerante nei confronti delle voci critiche». Per Saviano, inve­ce, «verità e potere non coincidono mai». Eugenio Fatigante, in rappre­sentanza del comitato di redazione di Avvenire, ha osservato, ricordando l’aggressione mediatica subita dal no­stro direttore Dino Boffo, che spesso «la libertà d’informazione è vissuta senza responsabilità». E che «se la po­litica condiziona l’informazione è per­ché ci sono giornalisti disposti a farsi strumenti di gruppi di potere». Soddi­sfatti del successo della manifestazio­ne il segretario della Cgil Guglielmo E­pifani e il gruppo dirigente del Pd. «È una grande prova della società italia­na », ha dichiarato Franceschini. «So­lo per Berlusconi non c’è un problema di libertà di stampa in Italia», ha det­to Bersani. Mentre Marino ha invita­to il centrosinistra a riflettere sulle pro­prie responsabilità, per non aver ri­solto il conflitto d’interessi quando e­ra al governo.
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