Risvegliare le coscienze e mobilitare i cittadini perché si facciano interpreti e promotori di un’autentica cultura della vita. È l’obiettivo con cui si è aperta la « fase due» della grande campagna di comunicazione lanciata da Scienza & Vita, Forum delle associazioni familiari e Retinopera. Dopo l’elaborazione del Manifesto «Liberi per vivere», presentato ufficialmente il 20 marzo scorso, ora il progetto di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi del fine vita entra nel vivo. Entro il 10 maggio, infatti, arriveranno nelle diocesi e nelle 25mila parrocchie italiane e, successivamente, in tutte le associazioni e i movimenti ecclesiali oltre 16 milioni di dépliant, 74mila poster e 33mila lettere con un messaggio diretto da diffondere a tutti: «Amare la vita, fino alla fine». Un piano di informazione e formazione capillare, che vuole tradurre in fatti concreti, incontri, dibattiti e divulgazione il lavoro di riflessione culturale portato avanti nei mesi scorsi dalle 43 associazioni che hanno sottoscritto il Manifesto dei valori «Liberi per vivere», una riflessione «alta» sulla cultura della vita dopo il caso di Eluana Englaro e il percorso politico apertosi in Parlamento per realizzare una legge sul fine vita in grado di sanare l’attuale vuoto legislativo. «Ogni parroco riceverà tutto il materiale informativo necessario da diffondere nella propria comunità – spiega Beatrice Rosati, responsabile del coordinamento delle attività e della comunicazione di Scienza & Vita – Si tratta di un vero e proprio kit per i portavoce della vita, quelle figure cui successivamente spetterà di organizzare sul territorio la mobilitazione su questi temi». Una campagna che passerà dai banchetti da allestire sui sagrati delle chiese alle assemblee pubbliche nei teatri e nei circoli cittadini, dagli spazi di riflessione dentro le ca- techesi alla diffusione di volantini e manifesti, grazie al coinvolgimento di associazioni e gruppi. Il motivo dominante sarà la vicinanza a chi soffre. Sempre, anche nelle situazioni più estreme. «Uno sguardo può vincere la solitudine» è il messaggio-chiave, che richiama alla necessità di relazioni vitali, in grado di accompagnare il malato durante la malattia, cercando ragioni di speranza anche dove è più difficile. «Nel Manifesto diciamo tre sì – ricorda Rosati – Sì alla vita, sì all’assistenza e sì alla medicina palliativa: vogliamo che le comunità cristiane, e non solo, sappiano mettere al centro le persone, a maggior ragione quando vivono stati di abbandono e di isolamento». È la testimonianza della prossimità amorevole, della vicinanza «senza se e senza ma», del bene silenzioso che spesso non fa notizia il significato più profondo di questa iniziativa, che lascerà «molto spazio all’immaginazione» confidano gli organizzatori di Scienza & Vita. Oltre ai «no» che verranno ripetuti, su eutanasia, accanimento terapeutico e abbandono del paziente, il lavoro da fare riguarda la creazione di reti informali sui territori, di sinergie tra cittadini e associazioni. «È la regola del passaparola, che vogliamo sia il più virtuoso possibile» osserva Rosati, che sta mettendo a punto una guida del portavoce, con le istruzioni per l’uso destinate a chi dovrà promuovere appuntamenti e sit-in sui territori. «A Torino puntiamo sul coinvolgimento dei parroci – racconta il responsabile cittadino di Scienza & Vita, Fabrizio Clari – Vorremmo fare informazione corretta su temi delicati e sensibili, coinvolgendo esperti in grado di chiarire la posta in gioco in materia scientifica e giuridica. E magari riuscire a fare breccia, con la forza delle nostre ragioni, anche in ambienti e circoli non riconducibili direttamente alla comunità cristiana ». «È necessario responsabilizzare tutte le associazioni che a suo tempo aderirono a Scienza & Vita – gli fanno eco da Ferrara Chiara Mantovani e da Arezzo Lorenzo Schoepflin – Ciascuno, con le proprie reti e i propri contatti, può aiutare a promuovere un’autentica cultura della vita». La sfida nelle città e nelle province d’Italia è già iniziata.