sabato 5 novembre 2016
La Lombardia si mobilita contro l'ipotesi di un cambio di rotta sulle misure di prevenzione.
Sindaci lombardi e Regione a Renzi: restino le limitazioni su orari e distanze
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«Questa nostra lettera, gentile presidente, è figlia della preoccupazione causata dall’orientamento che il suo governo sembra voler prendere in tema di contrasto al gioco d’azzardo patologico».L’hanno indirizzata al premier Matteo Renzi tutti i sindaci dei capoluoghi di provincia lombardi (assente il solo comune di Lodi, retto da un commissario straordinario), su iniziativa della prima firmataria Viviana Beccalossi: assessore regionale a urbanistica, territorio e difesa del suolo, titolare pure di delega alla lotta contro la ludopatia. Una missiva, con la quale gli enti locali lombardi, lanciano un allarme, su una piaga sociale - quella relativa all’azzardo patologico - che con molto impegno in Lombardia si sta cercando di bloccare in tutti modi, non senza difficoltà a causa del intricato sistema normativo e concessionario. Un "blocco" istituzionale, che nasce dagli enti locali, di colore politico spesso diverso, che chiede al governo di intervenire. Proprio questa situazione fa notare la lettera, nell’intento di mostrare la sua autorevolezza: «Con grande senso di responsabilità – vi si legge – le istituzioni del nostro territorio hanno messo da parte ogni appartenenza politica e si sono unite svolgendo svariate azioni che stanno producendo risultati importanti».

Il presupposto giuridico da cui scaturiscono è proprio un atto della Regione, la legge contro il gioco d’azzardo patologico varata nel 2013 su impulso proprio di Beccalossi ma che ha avuto in Consiglio regionale il voto di tutta l’assemblea a segno di un lavoro congiunto di tutti i gruppi consiliari. La norma - tra tante disposizioni - prevede forme di sostegno economico ai comuni ed enti locali che sviluppino progetti contro l’azzardo, e impone che non si possano installare nuove "macchinette" laddove a meno di 500 metri vi siano scuole, chiese, oratori e luoghi di ritrovo in generale. Proprio quanto rischia di esser vanificato dal Governo, attraverso il cosiddetto "decreto riordino giochi" in discussione ormai da mesi. Se approvato, avvertono Regione e Comuni, «verrebbe a cadere ogni barriera sulla limitazione degli orari» in cui è possibile utilizzare le slot «e ogni tipo di divieto riguardante le distanze minime tra il punto in cui verrebbe installata una slot macchine e i cosiddetti luoghi sensibili».

Le bozze del decreto lo dimostrerebbero: testi più volte rivisti e finora mai approvati per la ferma contrarietà degli enti locali di tutt’Italia: a fronte dell’eliminazione delle macchinette da certi locali, i congegni mangiasoldi aumenterebbero in altri. E il problema sarebbe sempre lo stesso. Gli amministratori citano don Antonio Mazzi, che ha definito l’azzardo "eroina del terzo millennio", e ribadiscono come la loro sia «un’azione forte e condivisa che nasce dalla consapevolezza di come questa dipendenza sia una grave piaga sociale da contrastare sia in termini di prevenzione, che di cura e repressione». Sindaci e Regione chiedono dunque che il premier ponga «la massima attenzione» su quanto hanno fatto in questi tre anni. Poi, ricordando di suoi trascorsi da sindaco, si dichiarano sicuri che egli «saprà cogliere l’importanza di questo argomento».

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