giovedì 12 settembre 2019
Settantasei associazioni si appellano ai presidenti di Camera e Senato affinché il Parlamento intervenga prima dell’udienza della Consulta fissata al 24 settembre
L'estremo appello alla Consulta: conceda più tempo alla politica
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Settantasei associazioni si appellano ai presidenti di Camera e Senato e «a ciascun parlamentare» affinché «a prescindere da ogni opinione nel merito» il Parlamento intervenga prima dell’udienza della Consulta fissata al 24 settembre, in cui, in base all’ordinanza 207 del 2018, «potrebbe venire legalizzato il suicidio assistito».

L’appello va anche alla stessa Corte Costituzionale, a concedere quei «tempi supplementari» auspicati ieri dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. La richiesta delle associazioni è che «l’udienza sia differita». Si tratta di «disciplinare la vita e la morte e con esse la funzione e il senso stesso del servizio sanitario nazionale» e questo richiede «un dibattito parlamentare ampio e consapevole», che la «oggettiva limitazione dei calendari a causa delle sopravvenute urgenze istituzionali » non ha consentito. Il riferimento è alla crisi appena risolta, che ha prima bloccato e poi monopolizzato il dibattito parlamentare.

A prescindere dalle «occasionali maggioranze politiche», in base alla «libera coscienza di ciascun rappresentante della sovranità popolare», il Parlamento deve poter dare una risposta alla Consulta: la soluzione proposta è una rimodulazione delle pene previste per il suicidio assistito e un rafforzamento delle cure palliative su tutto il territorio nazionale». La Chiesa si pone come avamposto, a nome di tutti (persino di chi la pensa in modo diverso), dei diritti della persona. Perché se sarebbe grave una legge che autorizzasse il suicidio assistito, lo sarebbe ancora di più arrivarci derubricando questioni simili come irrilevanti, lasciando campo libero a un’autorità esterna preposta al controllo di legittimità costituzionale.

«Perché – ragiona il giurista Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita – è interesse di tutti che una legge venga dal Parlamento. Una legge si può sempre cambiare o perfezionare, mentre una soluzione che venisse da una fonte sovraordinata sarebbe una 'pietra tombale' su ogni dibattito presente e futuro, su un tema irrinunciabile». L’uditorio è variegato, presenti i maggiori partiti insieme alle associazioni: ci sono Nicola Morra di M5s; Alessandro Pagano e Simone Pillon della Lega; Alfredo Bazoli e Luciano Nobili del Pd; Maurizio Gasparri e Antonio Palmieri di Fi; Gaetano Quagliariello di Idea; Lorenzo Cesa e Paola Binetti dell’Udc. La presidente del Senato Elisabetta Alberto Casellati, nel suo messaggio, tiene aperto uno spiraglio, Auspica una «approfondita valutazione», svolta con «senso di responsabilità » basata non «sull’emozione» ma sulla «centralità dell’individuo».

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