Ormai ai medici di mezza Italia è chiaro (e non solo a loro): quella del 2017 è l’estate del morbillo. Sebbene per alcuni – governatore della Regione Veneto Luca Zaia in testa – parlare di epidemia sia «del tutto fuori luogo», nei Pronto soccorso degli ospedali continuano ad arrivare casi di malati. L’ultimo ieri, ironia della sorte proprio a Belluno, dove la Direzione sanitaria dell’ospedale San Martino aveva già gestito con malcelato imbarazzo l’isolamento del giovane segretario del Pd di Treviso, ricoverato con morbillo e febbre alta a inizio settimana: stavolta è toccato al cameriere di un hotel della vicina – sebbene in territorio trentino – San Martino di Castrozza, 35 anni, negli ultimi giorni a contatto con circa 250 clienti. Ora, come da protocollo, tutti sotto osservazione.
Ogni giorno 24 malati. Lontano dai riflettori della nazionale di pallanuoto, i cui tre casi di morbillo hanno destato tanto scalpore sui media, settimana scorsa sono stati a decine i pazienti – in 6 casi su 10 giovani adulti, età media 27 anni, in 9 su 10 non vaccinati – accolti in emergenza coi sintomi di un’infezione che, di per sé, colpisce in età pediatrica. I numeri sono confermati dal bollettino diffuso martedì dall’Istituto Superiore di sanità: in appena 7 giorni i casi sono passati da 3.501 a 3.672. Significa – in un mese che, complice la chiusura delle scuole, di fatto assiste all’azzeramento delle malattie infettive – che di morbillo in appena una settimana si sono ammalate 171 persone, 24 al giorno. Oltre il 40% delle quali, ed è ciò che più conta, ricoverate in ospedale. «Si tratta di dati anomali, che ci mettono in stato di allerta – conferma proprio dall’Iss il direttore del Dipartimento malattie infettive Giovanni Rezza –. Più alto è il livello di contagio che permane nei mesi estivi, in cui di solito le epidemie si “spengono”, più critica si presenterà la situazione alla riapertura delle scuole».
I giovani a rischio. L’allarme, però, adesso interessa di più i grandi: «E i giovani in particolare – continua Rezza – perché sono quelli che frequentano maggiormente i luoghi pubblici e perché, nella maggior parte dei casi, non sono vaccinati». Eccola, l’onda lunga della mancata immunità di gregge, che soltanto nell’ultimo decennio è diventata una priorità degli Stati e con cui l’Italia è alle prese in queste ore anche in Parlamento (per il morbillo siamo fermi all’87%, dovremmo arrivare al 95%). Mentre si discute di vaccini il morbillo, dalla sua, ha la capacità di contagiare per ogni malato altre 15 persone suscettibili, cioè non vaccinate: «Per intenderci – spiega ancora Rezza – l’influenza si ferma a 4 o 5». Dati che fanno pensare agli esperti, ormai con certezza, come i numeri dell’epidemia siano di gran lunga superiori a quelli effettivamente segnalati alle autorità sanitarie.
L’infezione in corsia. E che i casi di morbillo continuino a finire nei Pronti soccorso alimenta anche il contagio tra gli operatori sanitari (263 i casi da inizio anno, 8 settimana scorsa): «Qui per fortuna ci siamo scoperti tutti immuni – spiega Marzia Spessot, responsabile del programma di Medicina d’urgenza del San Raffele di Milano –. Dico per fortuna perché nella prima decade di luglio abbiamo contato mediamente un accesso al giorno per morbillo. Per me, che lavoro in questo ospedale dal 2000, è un fatto davvero incredibile. In 17 anni forse ne avevamo contati in tutto 5 o 6». Anche al Policlinico Gemelli di Roma è stato necessario un check up accurato di medici e infermieri: «La situazione più critica l’abbiamo registrata a marzo» precisa il direttore della Clinica delle malattie infettive Roberto Cauda, che numeri alla mano ricorda come il Lazio sia la regione in assoluto più colpita dall’epidemia coi suoi 1.128 casi (quasi un terzo di quelli nazionali).
Un debito milionario. Oltre ai rischi per la salute dei pazienti – il morbillo contratto in età adulta è molto più pericoloso, come dimostra il fatto che nel 35% dei casi si è assistito a una complicanza, nel 10% una polmonite tanto per fare un esempio –, il nervo scoperto per il Sistema sanitario ora sono anche i costi: «Ho sentito parlare tanto degli interessi di Bigpharma – continua l’infettivologo Rezza – sul “business” dei vaccini. Vorrei precisare, una volta per tutte, che questi ultimi rappresentano circa l’1% del fatturato farmaceutico ». Un ricovero di un paziente in un ospedale italiano, invece, «costa mediamente 500 euro al giorno»: fatti i conti alla buona, considerando che il 41% dei 3.672 malati sono stati ricoverati e che la degenza è durata mediamente 5 giorni, il morbillo nei primi 7 mesi del 2017 ci è già costato qualcosa come 3 milioni e 600mila euro. «Senza contare la spesa per i farmaci impiegati, i giorni lontani dal lavoro». E mettendo fra i costi mai più ripianabili i tre bambini che di morbillo sono morti.