Il Senato approva a larga maggioranza con 150 voti a favore, 123 contro e 3 astenuti, il disegno di legge sul fine vita, in una versione nella quale è stata cancellato il carattere «vincolante » delle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat). A conclusione dei lavori il presidente Renato Schifani ha sottolineato come tutti i senatori «abbiano in questi mesi adempiuto all’obbligo di contribuire, seppur in una prima fase perché poi toccherà alla Camera, a dotare il Paese di una disciplina in una materia che la richiedeva con forza da tempo». Il Senato, ha aggiunto, «si è saputo confrontare con libertà, franchezza e coraggio sui temi rispetto ai quali l’unica guida è stata, come deve essere, la coscienza individuale di tutti noi». Il 'sì' definitivo al provvedimento è giunto nel pomeriggio, dopo che nella mattinata l’aula spronata e più volte richiamata all’attenzione da Schifani, ha compiuto «una buona maratona» licenziando ben 6 articoli. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha espresso soddisfazione a nome del governo per «la solidità mostrata dalla maggioranza», ringraziando Schifani, per il rispetto dei tempi e il sottosegretario Eugenia Roccella che ha seguito l’iter del provvedimento. Nel ddl, secondo il ministro, «trova conferma quella strumentazione rivolta al valore della vita e della persona che avevamo auspicato con la garanzia della nutrizione e dell’idratazione». Il caso Englaro con questa norma «non sarebbe stato possibile». E la stessa Roccella si è dichiarata soddisfatta perché «il Pdl ha dimostrato di non essere un partito eticamente anarchico, ma un partito autenticamente libertario». L’opposizione invece ha «cambiato linea dopo un rapporto che all’inizio era molto dialogico». Il Senato approvando il ddl, ha commentato il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, «ha scelto per la vita, contro il partito della morte e dell’eutanasia. Avremmo voluto fare prima una legge che impedisse eventi drammatici. Dedichiamo il voto di oggi a chi non c’è più. A chi ogni giorno assiste chi soffre, alle suore di Lecco in particolare ». «Non siamo sicuri che quella che stiamo approvando sia la legge migliore. Sappiamo però di aver fatto un buon lavoro, e di possedere gli argomenti e la forza per spiegarlo a un’opinione pubblica fin qui intossicata di ideologia», ha detto il suo vice, Gaetano Quagliariello, in dichiarazione di voto finale, richiamando sia il «principio di precauzione», sia una scelta culturale «che proviene da quel senso assoluto del diritto alla vita» pietra miliare nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Ha ringraziato l’opposizione «per la lealtà con cui ha perseguito le proprie istanze », ma ha assicurato di non aspirare «ad avere i quarti di nobiltà politico-culturale dei Gattopardi ». «Da questa parte non ci sono sciacalli», ha aggiunto difendendo il comportamento del suo gruppo nel duro scontro, la sera in cui fu comunicata la morte Eluana Englaro. Invece secondo la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, il ddl è fondato «sul tradimento» anche della Costituzione e «su parole ingannevoli». A suo giudizio le dat «potranno essere comunque disattese e il tradimento arriverà nel momento della maggiore debolezza». La presidente dei senatori democratici ha esaltato il dibattito interno al suo gruppo, assicurando di aver imparato «a dubitare», e che è stata riconosciuta la libertà di ciascuno. Mentre nella maggioranza vi sarebbe state «paura e sordità». «Non capisco l’opposizione che si sente tradita» ha replicato la Roccella, sottolineando che «il testo di legge è sempre rimasto quello»: il vincolo per il medico «non può esistere» come affermò un parere del Comitato nazionale per la bioetica. In dissenso dal voto contrario del gruppo del Pd hanno annunciato un 'sì', Emanuela Baio e Claudio Gustavino. La prima ha sottolineato che il ddl «afferma in modo chiaro il valore principe della difesa della vita». Però la Baio ha lamentato che non siano stati inseriti nei livelli essenziali di assistenza i servizi per le famiglie di pazienti in «condizione di estrema fragilità». La legge «con chiarezza, non lascia alcun indugio eutanasico», ha sostenuto Gustavino, dicendosi «orgoglioso» di quanto approvato in materia di idratazione e alimentazione. Non ha partecipato al voto Luigi Lusi, che ha accusato la maggioranza di aver impedito miglioramenti. Per quanto riguarda il Pdl i voti in dissenso sono stati: i 'no' di Pera, Paravia, Saia e Saro. Astenuti Conti, Contini e Malan. Laura Bianconi, contraria alle dat, non ha partecipato al voto. «Un buon testo – ha detto Fabio Rizzi annunciando il 'si' della Lega – certamente il migliore possibile», che avrebbe potuto essere «ancor più valido e condiviso», se non vi fosse stata «una tempistica compressa». Il capogruppo dell’Udc, Gianpiero D’Alia, dichiarando il voto favorevole, ha rilevato che «con grave ritardo, il Parlamento interrompe la latitanza» sul fine della vita, colmando «un vuoto riempito impropriamente da sentenze che affermano, con insopportabile disinvoltura, la possibilità di lasciar morire di fame e di sete un essere umano sulla base di sue presunte volontà». «Totalmente negativa», invece la posizione dell’Idv, annunciata da Giuseppe Astore (Idv), prospettando il referendum. Tra le principali modifiche approvate ieri c’è l’eliminazione, nell’articolo 4 del carattere vincolante delle dat, con un emendamento di Antonio Fosson e Salvatore Cintola del gruppo Udc-Svp-Aut. È stato, poi, soppresso il comma 3 dell’articolo 6 che vietava al fiduciario di modificare in alcun modo le dat e lo impegnava a garantirne la presa in considerazione. Nell’articolo 7, è stato soppresso il comma 3, che in situazioni d’urgenza prevedeva che il medico, sentito il fiduciario, decidesse «in scienza e coscienza » annotandolo «nella cartella clinica». È stato soppresso anche il comma 4 che specificava che se le le dat non corrispondessero più agli sviluppi scientifici il medico potesse disattenderle motivandolo nella cartella clinica.