Si continua a discutere sulla legge elettorale, anche dopo che ieri la commissione Affari costituzionali del Senato ha adottato come testo base la proposta del Pdl a firma Lucio Malan. Il testo contiene le preferenze e un premio del 12,5% alla coalizione. A favore hanno votato, tra gli altri, Pdl, Udc, Lega e Coesione nazionale. Contro Idv, Pd. Ma un «no» è stato espresso anche dal presidente dell’organismo parlamentare, Carlo Vizzini (Pdl). A cercare di stringere i tempi è il presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, il quale assicura: «Farò di tutto affinché questo testo, entro la fine del mese, possa approdare in aula». Per Schifani «l’adozione del testo base costituisce una svolta». E ora la seconda carica dello Stato confida nel «massimo della convergenza» tra le forze politiche, «visto che già sui due terzi del testo si è realizzata».Ma nonostante l’esame veloce che si prefigura (il termine per gli emendamenti è stato, infatti, fissato a mercoledì sera alle 18), le posizioni rimangono lontanissime. Se la "quadra" veniva annunciata in mattinata da Angelino Alfano, la soluzione che si è prospettata - se sana i dissidi dentro il Pdl, tra ex An (pro preferenze) ed ex Fi - scontenta parecchio i democratici. Tanto che il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd) minaccia subito di rovesciare il tavolo. Il centrosinistra, infatti, incassa sì il premio alla coalizione e non al partito di maggioranza, ma deve fare i conti sia con un premio basso, 12,5% appunto, sia con le vituperate preferenze. Contro le quali si scaglia anche Vizzini, passato da un po’ dal Pdl al Psi di Nencini: «La montagna ha partorito il serpentello velenoso che si chiama preferenze». Più prudente la capogruppo Anna Finocchiaro che ribadisce la necessità di cambiare il Porcellum: «Il testo che è stato scelto in commissione con il nostro voto contrario sarà comunque una base di partenza positiva». In casa democratica si fa sentire, infine, anche il referendario Arturo Parisi, per il quale se il ritorno alle preferenze è frutto dell’abbraccio con Casini, l’impianto neoproporzionale «corrisponde invece all’obiettivo tenacemente perseguito nel tempo dal gruppo dirigente del Pd, con l’aiuto di Casini e Berlusconi». Comunque, «il cammino è ancora lungo», chiosa il leader dell’Udc.