mercoledì 3 agosto 2011
I governatori si schierano con Bossi e chiedono al governo di sostituire il balzello sanitario. L'ipotesi di un aumento di 20-25 centesimi a pacchetto.
- COSTI DELLA POLITICA È scontro sui vitalizi per i parlamentari
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«Stangata» sulle sigarette per scongiurare l’introduzione dei ticket sanitari previsti dalla manovra economica. È quanto chiedono al governo le Regioni, cui toc­ca far pagare effettivamente ai cittadi­ni il balzello su visite specialistiche e nei pronto soccorso. Una «tassa sul fu­mo» di cui aveva parlato per primo nei giorni scorsi il leader leghista Umber­to Bossi. Ieri la proposta è stata porta­ta dai governatori al tavolo con il go­verno ma ogni decisione è stata rin­viata e probabilmente non sarà immi­nente. Stamane se ne parlerà in Con­siglio dei ministri e poi nel pomeriggio la questione sarà al centro di un nuo­vo incontro tra i rappresentanti delle Regioni ed esecutivo. I ticket sanitari sulla diagnostica (10 euro) e sul codice bianco al pronto soc­corso (25 euro) per il 2011 valgono cir­ca 380 milioni di euro. La Conferenza delle Regioni ieri si è riunita e ha chie- sto una copertura alternativa dell’en­trata prevista, proponendo ai ministri Ferruccio Fazio (Salute) e Raffaele Fit­to (Rapporti con le Regioni) l’introdu­zione di una «tassa sul tabacco». «Il ticket è iniquo e non risolve i problemi – ha spiegato al termine il presidente della Conferenza - Vasco Errani – la no­stra proposta invece lo sostituisce con l’aumento di pochi centesimi delle si­garette. Il governo – ha aggiunto – sem­bra aver capito le nostre intenzioni, o­ra speriamo che comprenda la serietà e la valenza della nostra proposta». Da parte sua Fitto ha spiegato che con le Regioni «abbiamo avviato un con­fronto. Finora abbiamo riscontrato del­le difficoltà sull’applicazione dei ticket, ma in ogni caso c’è una comune vo­lontà di raggiungere un risultato». Per questo «il confronto proseguirà nelle prossime ore». Il ministro non si è sbi­lanciato sulla tassa sul fumo: al mo­mento, ha detto, «ci sono diverse ipo­tesi su cui si sta lavorando», c’è una «in­terlocuzione positiva» ma resta fonda­mentale «la copertura finanziaria se­condo quanto dalla manovra». A favore della tassa sul fumo si sono schierati tra gli altri il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che ha parlato di misura «ingiusta per chi fu­ma ma educativa». Il presidente della Toscana Enrico Rossi ha confermato il suo sostegno: «Mi secca ammetterlo ma una volta tanto sono d’accordo con Bossi – ha affermato –. Certo l’ideale sarebbe che il governo «rispettasse il patto per la salute» mettendoci i soldi, «ma piuttosto che tassare con 10 euro tutta la popolazione non esente, con ticket maggiore anche per chi ha red­diti di 20mila euro l’anno o per i pre­cari, è meglio una tassa sul tabacco». Secondo fonti della Conferenza l’au­mento si aggirerebbe intorno ai 20-25 centesimi a pacchetto. Ma il dato vie­ne contestato dalla Federazione dei ta­baccai (Fit) che in una nota parla di 2 euro in più e spara a zero sulla propo­sta definendola «puro nonsense, non si sa se più demagogica o folle». Per il pre­sidente Giovanni Risso, «un aumento spropositato della fiscalità sul tabacco si tradurrebbe in un aumento del prez­zo al pubblico pari a due euro a pac­chetto e sarebbe non solo la disfatta as­soluta per i tabaccai ma anche un gra­vissimo danno alle casse dello Stato. Il calo del gettito erariale dai tabacchi sa­rebbe tale che i ticket sanitari potreb­bero addirittura dover aumentare». La Fit ha già pronto un cartello da espor­re nelle rivendite: «Ci scusiamo con i clienti se domani non ci saremo più. Esponenti di governo vorrebbero im­porre un aumento fino a 2 euro per o­gni pacchetto di sigarette. Ciò provo­cherà il crollo delle entrate fiscali a so­lo vantaggio del contrabbando». L’introduzione dei nuovi ticket è di­sposta dalla manovra finanziaria ed è entrata in vigore una decina di giorni fa. Ma le Regioni si sono mosse in or­dine sparso: sette hanno effettiva­mente introdotto il ticket, in diverse al­tre il contributo è rimasto «congelato» in attesa di verifiche, mentre un «no» deciso al pagamento è arrivato da quat­tro Regioni.
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