I ragazzi in piazza contro le “stese” a Napoli
«Bravi, bravi, continuate così». Dietro i vetri del rione Villa, periferia est di Napoli, si sente il grido di una donna al passaggio del corteo di ragazzi che, ieri mattina, incuranti della pioggia, hanno attraversato le strade cittadine. Scuole, parrocchie, associazioni, guidate dal parroco don Modesto Bravaccino, della parrocchia di San Giuseppe e Madonna di Lourdes, e dalla Napoli Zeta – rete capofila tra i promotori dell’evento – per dire ancora una volta 'Non ci sto!'.
A distanza di sei mesi dalla grande mobilitazione popolare che li vide scendere in piazza nell’aprile scorso, adesso rispondono con i fatti: girano il quartiere con le loro “stese”. Ai proiettili, sparati all’impazzata da loro coetanei, rispondono con le “poesie”, perché – gridano – 'Più saperi, meno stese'. 'Saperi non spari' scrivono con le tempere sui portoni crivellati dai colpi di ragazzi che hanno scelto una strada diversa. «Il quartiere San Giovanni si ribella – dice don Modesto Bravaccino –, le persone sono più consapevoli: hanno più coraggio. Dicono di essere stanche di parole e di voler fare qualcosa. Qualcuno inizia a denunciare: è un fenomeno lento ma graduale». Il parroco è soddisfatto per la maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio, anche se ribadisce: «Non vedo istituzioni politiche: credo che il problema sia ancora sottovalutato.
Occorre riconoscere che siamo una periferia con un problema. Ognuno deve essere grande al suo posto, cioè riuscire a svolgere il suo compito con determinazione e competenza». Don Modesto racconta di maggiore consapevolezza rispetto ad aprile: «Ora quando sparano – dice – non c’è chi raccoglie i bossoli per coprire le famiglie dei clan ma riferisce, collabora: è un primo passo». Perché non accada più quello che si ascolta nella poesia letta durante la manifestazione che ha visto avvicendarsi sul palco le tre scuole del territorio: la Vittorino da Feltre, la Scialoja Cortese e la Sarria Monti. I ragazzi della 'Vittorino da Feltre', guidati dalla dirigente Valeria Pirone, raccontano di un quattordicenne vittima di un proiettile vagante: «Avrei voluto studiare, aprire i libri e i loro mondi di conoscenza e di magica immaginazione – leggono tra la commozione generale – ma mi ha preso un errore vagante».
E poi l’appello a tutti: «Date inizio alla rivoluzione, quella che crea e non aspetta passiva la speranza, quella che nel sapere trova il motore del mondo». «Scendiamo in piazza per proporre modelli positivi – spiega la dirigente della Sarria Monti, Donatella Valentino – contro gli esempi negativi proposti dai clan camorristici». Perché «ne siamo convinti, la cultura può cambiare il mondo e come scuola non possiamo rimanere indifferenti » aggiunge la dirigente della Scialoja Cortese Rosa Stornaiuolo. Sono tantissimi i ragazzi in giro per il rione a distribuire poesie: sui parabrezza delle auto lasciano fogli con scritto 'Tu uccidi vite e noi le rianimiamo; tu crei il male e noi seminiamo speranza, tu il dolore e noi la tranquillità, tu vuoi la paura noi creiamo i progetti.
Tu vuoi disprezzo noi libertà, ma soprattutto futuro'. Girano incuranti del vento e dell’acqua, delle finestre non aperte e dei portoni sbarrati: ma tra i vetri fanno capolino in tanti ad applaudire e incoraggiare. «La manifestazione di oggi – commenta Pietro Sabatino di Napoli Zeta – ribadisce la voglia di reagire del territorio alla prevaricazione di pochi e chiede alle istituzioni un impegno sistematico, puntuale, con una visione di lungo periodo e non solo iniziative a spot ». A Napoli, nel quartiere San Giovanni, i cittadini ci stanno già provando.