La prima ecoballa rimossa il 30 maggio 2016 dal sito tra i Comuni di Giugliano e Villa Literno
Centoquattromila su 6 milioni. Sono le ecoballe 'rimosse' (la parola è importante) dai siti campani dove sono ammassate dal 2005. Enormi piramidi di balle di rifiuti ognuna da una tonnellata. Sparse in vari siti della regione ma soprattutto concentrate in 130 ettari in località Lo Spesso e Taverna del Re, tra i comuni di Giugliano e Villa Literno.
Qui il 30 maggio 2016 venne 'rimossa' la prima. «Un evento storico», lo definì il presidente della Campania, Vincenzo De Luca. Infatti finalmente si partiva, grazie a un finanziamento statale di quasi 500 milioni. Il tutto sotto l’alta sorveglianza sulle gare dell’Anac. Che, come abbiamo scritto anche ieri, c’è stata e non ha riscontrato nulla di irregolare. Ma dopo 21 mesi le ecoballe 'rimosse' sono solo 104.287,96 tonnellate, secondo i dati ufficiali della Regione relativi al 15 febbraio. Molto poco. A conferma che, malgrado i rigidi controlli sulle modalità dei bandi, poi nella loro esecuzione qualcosa non sta funzionando. Ritardi, gare andate deserte, società che rinunciano, altre che subentrano.
E il dubbio che anche le 104mila siano state in gran parte solo spostate, in altri siti in Italia e all’estero, 'rimosse' appunto, e non 'smaltite'. Dubbio espresso dallo stesso presidente dell’Anac, Raffaele Cantone lo scorso 4 ottobre davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: «Noi non sappiamo se il termine 'rimossi' equivale a 'smaltiti'». C’è dunque abbastanza tranquillità sulla predisposizione delle gare e sul loro svolgimento, meno su quanto poi è successo. E di questo sicuramente si è parlato nell’incontro di due giorni fa tra lo stesso Cantone e il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo. La Dda, infatti, ha da mesi aperto un filone d’inchiesta sulla vicenda.
Ma torniamo ai numeri. Nel 2015 la Regione bandisce una prima gara in otto lotti per un totale di quasi 800mila tonnellate al costo di 118 milioni. Ne vengono assegnati però solo 5: il 2 alla Defiam, il 4 alla Ecosistem, 5 e 6 alla Vibeco, 8 alla Sarim. La Defiam ha per ora rimosso 4.975 tonnellate finite a Serino (Avellino) in un proprio impianto e 10.278 in Portogallo. Ecosistem ha portato 53.257 tonnellate a Castiglione dello Stiviere (Mantova), Macerata, Ravenna, Chieti, Lamezia Terme, Busto Arsizio.
Anche Vibeco, società di Saronno, ha scelto il Portogallo dove sono finite 14.759 tonnellate, mentre altre 1.339 sono rimaste in Italia negli impianti Sima, Waste Italia, Caris Servizi, Econord, Trm, Relight, Prt. Stessa sorte per le 22.543 tonnellate rimosse dalla ditta salernitana Sarim, tutte rimaste in Italia nelle aziende B&B di Bergamo, Real Dalmine sempre bergamasca, New Energy di Padova. In tutto 104.287 tonnellate, cioé il 22% delle ecoballe appaltate (esclusi i tre lotti andati deserti), ma meno dell’1,8% del totale presente in Campania. Per ovviare al problema dei tre lotti andati deserti, la Regione, sempre sotto la sorveglianza dell’Anac, ha bandito una nuova gara, suddividendoli però in cinque, rimpicciolendoli, per un totale di 485.140 tonnellate e un costo di quasi 83 milioni. La scorsa estate ne sono stati assegnati quattro.
Nuovamente a Ecosistem (lotti 2 e 5) e Iren (lotto 1), alle quali si è aggiunta A2A (lotto 3). Un lotto è andato deserto per una seconda volta. E all’Anac la Regione ancora non ha comunicato come intende procedere. Se si intende rimetterlo a gara o no. Oltretutto è proprio quello nell’area di Villa Literno, la più delicata da tenti punti di vista. Per quelli assegnati non ci sono informazioni ufficiali se siano o no iniziati i lavori di rimozione. Mentre resta sempre il dubbio se 'rimossi' voglia dire 'smaltiti'. Sicuramente le ecoballe, poche, sono state spostate, in gran parte in siti al Nord. E i tempi si allungano. Il motivo sembra che sia soprattutto il contenuto delle ecoballe. Il progetto iniziale prevedeva che si recuperassero dei materiali, ma l’apertura dei primi 'pacchi' ha fatto scoprire che in realtà si tratta solo di vecchi rifiuti 'stracotti' da tanti anni di stoccaggio.
Praticamente irrecuperabili. A anche poco calorici, quindi poco appetibili per i termovalorizzatori. Insomma roba da discariche, da 'tombare'. È solo questo o qualcuno vuole approfittare dei tempi lunghi per poi inserirsi, proponendosi per risolvere i problemi? Un tema sul quale i magistrati starebbero lavorando.