mercoledì 16 settembre 2015
​Il Centro italiano turismo sociale: bene il richiamo del Papa al pagamento delle tasse di case religiose trasformate in hotel. Tra le 267 case per ferie di Roma, oltre 100 ospitano studenti.  QUI SI PAGA: IL DOSSIER
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«La stragrande maggioranza delle case per ferie è una risorsa importante perché svolge una funzione sociale: a Roma sono 267 quelle autorizzate e almeno 100-120 non accolgono turisti, ma studenti. Ovviamente,  va punito chi non rispetta le regole e non paga i tributi, ma si tratta solo di poche mele marce che gettano ombra sull’intera categoria». È la precisazione di Paolo Proietti, presidente del Centro italiano turismo sociale (Cits), in risposta agli articoli di alcuni quotidiani che – prendendo le mosse da un’affermazione di Papa Francesco («Un collegio religioso è esente, ma se lavora come albergo è giusto che paghi le tasse») – hanno sollevato casi di presunto mancato pagamento dell’Imu da parte di strutture della Capitale. Clamore a parte, osserva il presidente del Cits (che promuove e valorizza il turismo religioso e sociale) le case per ferie 'di lusso' «sono pochi casi». Si pensi, al contrario, alla casa «collegata all’ospedale Gemelli, dove si può accedere solo in presenza di un trattamento sanitario. O a quella di fronte al Bambin Gesù, che accoglie bimbi malati e i loro genitori. O ai collegi universitari che accolgono studenti con rette inferiori a quelle dei residence». Una 'casa per ferie', ricorda Proietti, «deve essere gestita da un ente no profit. Dove l’attività commerciale è prevalente, il pagamento dell’Imu è dovuto». Non si può fare di tutta l’erba un fascio, conclude il presidente del Cits, chiedendo «regole chiare, controlli serrati per sanzionare chi non paga e un tavolo tecnico con Regione Lazio e Comune di Roma per deflazionare il contenzioso». E dalle strutture romane iniziano ad arrivare precisazioni: «Condividiamo l’appello del Papa. E siamo in regola coi pagamenti» dell’Imu, dicono i responsabili della casa per ferie dei padri Trinitari di Santa Maria delle Fornaci. Sulla questione ha diffuso una nota il Vicariato di Roma, in merito a un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera in materia di evasione fiscale, nel quale veniva citata la struttura ricettiva «Domus Sessoriana». Si tratta, precisa il Vicariato, di una «società cooperativa a responsabilità limitata» che «non è un ente ecclesiale e dunque non rientra in alcuna realtà della Chiesa». Inoltre «la società in questione occupa spazi di proprietà del Demanio dello Stato adiacenti a quelli in uso alla Parrocchia di Santa Croce in Gerusalemme. Pertanto, anche in ordine all’uso dell’immobile, non sussiste alcuna relazione con la Chiesa, bensì con l’ente pubblico proprietario». 
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