Quattro chilometri di luce per ricordare chi non è mai venuto al mondo. Saragozza - sede del IV Congresso internazionale pro vita - si è illuminata, ieri sera, in difesa di chi non ha una voce e di chi non l’avrà mai. Un milione di candele sono state accese in memoria del milione e mezzo di bambini che non sono nati in Spagna dal 1985 (quando venne parzialmente depenalizzata l’interruzione di gravidanza) ad oggi. Dopo i congressi di Madrid, Lima e Città del Messico, è di nuovo la Spagna a ospitare l’appuntamento mondiale delle organizzazioni pro life per promuovere la lotta contro l’indifferenza e contro l’aborto, sostenere la di- fesa della vita, gli aiuti alle donne sole e le politiche familiari. E proprio mentre nel paese iberico - anfitrione dell’evento - il governo di José Luis Rodríguez Zapatero ha presentato in Parlamento un disegno di legge per liberalizzare l’aborto e permetterlo anche alle minorenni di 16 e 17 anni, senza il permesso dei genitori. Una riforma che ha sollevato durissime critiche. Per Richard Stith, professore di diritto a Valparaíso (Indiana, Usa), il progetto di legge spagnolo «ha come risultato la libertà dell’uomo per sfruttare sessualmente la donna ». L’uomo - avverte Stith - si libererà totalmente «dalla responsabilità della nascita » e se «la donna alla fine decide di tenere il bambino, lui resterà al margine con la scusa che è un problema femminile visto che aveva la “libertà” di abortire». La solitudine e l’abbandono delle donne in difficoltà è stato uno degli aspetti centrali del convegno che si concluderà oggi. E se nei paesi più poveri c’è il problema della scarsità di mezzi, in alcune nazioni occidentali la causa è ideologica e politica. Aurelio García Elorrio, presidente dell’ong argentina, La mangiatoia di Betlemme (Córdoba), ha raccontato venti anni di esperienza a fianco «delle donne più povere di tutti i poveri, che hanno subito pressioni familiari per abortire, violenze domestiche e sono state cacciate da casa perché erano incinte». Dall’Europa sono giunte testimonianze differenti, ma il dramma non cambia. Perciò, secondo la deputata Paola Binetti, che insieme a Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, era a Saragozza a rappresentare l’Italia, «se il XX è stato il secolo dei diritti individuali, il XXI deve essere il secolo della solidarietà. Un secolo in cui ci sia una coscienza di mutua responsabilità». Alejandro Leal, professore di genetica in Costa Rica, ha denunciato il business esistente dietro agli esperimenti con gli embrioni: «È normale che molti scienziati lavorino con cellule staminali embrionali perché queste ricerche, essendo collegate alla creazione di brevetti, offrono denaro, cosa che non accade con le staminali adulte ». Ma a livello medico «le staminali adulte sono capaci di riprodurre qualsiasi tipo di cellula, se ricevono lo stimolo adeguato».