Una piccola delegazione, ma col grande cuore del Trentino solidale. Tornavano dall’ennesima missione di aiuto ai «loro» emigrati le tre vittime dell’associazione Trentini nel mondo volati in Brasile come rappresentanza più che simbolica: l’instancabile direttore Rino Zandonai, 59 anni, il consigliere regionale Gianbattista Lenzi, 57 anni e Luigi Zortea, 67 anni, sindaco di Canal San Bovo, comunità di antica emigrazione ai confini col Veneto. «Era andato tutto bene, erano davvero felici, quando sabato li abbiamo sentiti per l’ultima volta al telefono», dicevano ieri i colleghi nella sede di via Malfatti, dove nel primo pomeriggio si è come interrotto di colpo il battito del rapporto incessante con i 229 Circoli sparsi in tutto il mondo, 63 solo in Brasile. «Rino li conosceva uno per uno i loro presidenti, questo lavoro era diventata tutta la sua vita» spiega commosso Ferruccio Pisoni, l’ex presidente dell’associazione, che nel 1992 aveva chiamato a dirigerla quel mite insegnante dai capelli ricci distintosi in Belgio proprio come insegnante d’italiano nelle comunità emigrate. «Quando vado a trovarli, torno ogni volta arricchito dal rapporto con gli emigrati, sia con i vecchi che con le nuove generazioni», confidava spesso alle due figlie Rino Zandonai, un animo semplice con doti manageriali, quasi istintivamente piegato sulle situazioni più disagiate. Come i poveri del Paranà dai quali era tornato in questa missione di dieci giorni per avviare il 24 maggio un progetto di sviluppo nel turismo solidale chiamato «Camino trentino dal Mananciais». O come i bambini cerebrolesi di Ouro Fino, nel Minas Gerais, dove il 22 maggio aveva inaugurato una piscina per idroterapia. O come le famiglie di emigrati colpite dall’alluvione del 2008 nella zona di Santa Catarina, per le quali la «Trentini nel mondo» aveva raccolto circa 20mila euro, consegnati ufficialmente proprio venerdì scorso. «Non si stancava mai di partire, non si tirava mai indietro, a costo di sfinire se stesso», aggiunge la vice presidente Maria Carla Failo, mentre il nuovo presidente Alberto Tafner (doveva esserci anche lui in trasferta, ma aveva rinviato la partenza all’estate) tiene a sottolineare «l’animo profondamente cristiano» di Rino, che si era espresso nell’anno del Giubileo in una convocazione di tutti i Circoli trentini in val di Non, culla dell’evangelizzazione trentina. Gianbattista Lenzi, era il referente politico più attento agli emigrati. Già sindaco della comunità valsuganotta di Samone, 450 anime provate a fine Ottocento dall’epopea migratoria, ne portava spesso la memoria da due legislature sui banchi del Consiglio provinciale e regionale, dove aveva assunto la guida della Commissione per l’emigrazione: «Anche questa volta Gianni non vedeva l’ora di partire – lo piange il governatore del Trentino, Lorenzo Dellai, amico fraterno di Lenzi – ci teneva tanto a queste missioni, al dialogo con i trentini della zona di Santa Caterina, perché lì i suoi progenitori erano emigrati, tanto che c’è un monumento intitolato ai Lenzi a Rio Do Cedros».«Se vogliamo – arriva a dire il presidente Dellai – questa è una tragedia simbolo della vera globalizzazione, quella che tiene uniti gli affetti e si esprime nella solidarietà». Infine Luigi Zortea, dal 2003 sindaco di Canal San Bovo, due figlie, che era ripartito «encantado» (come testimoniava ieri al telefono dal Brasile il presidente dei Circoli trentini Luigi Moser) di poter stabilire un gemellaggio della valle del Primiero con un paese brasiliano che portava proprio il nome della sua famiglia, Zortea, in quello stato di Santa Catarina Amabile Visintainer. «Qui nel Vanoi c’è ancora un forte rapporto con gli emigrati, anche per dare loro aiuto nelle pratiche per la cittadinanza », spiega il parroco don Costantino Malcotti, che ricorda Zortea «sempre sensibile alla partecipazione alle iniziative ecclesiali». Alle famiglie e alla Trentini nel mondo «fiore all’occhiello dell’attenzione al mondo dell’emigrazione» ieri è andato anche il ricordo riconoscente del vicario generale della diocesi, monsignor Lauro Tisi: «Questo sforzo di mantenere le relazioni con i trentini all’estero – ha scritto in una nota a nome dell’arcivescovo Bressan, attualmente in Africa – si è rivelato fruttuoso sul piano dell’identità culturale e religiosa, come su quello dell’appartenenza».