mercoledì 14 ottobre 2009
Prima neve sui monti e termometro a quattro gradi in città. La pioggia gelida ha allagato i 60 campi ancora aperti. La Protezione civile: chi ha una casa lasci al più presto le baracche. Nelle scuole-tende lezioni con il cappotto.
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    Maestoso e imbiancato. Il Gran Sasso si è presentato così ieri mattina alla popolazione terremotata che quest’anno, però, ha ammirato la prima neve dell’inverno dietro l’oblò di una tenda con la colonnina di mercurio che segnava appena quattro gradi. Il freddo tanto temuto nell’Abruzzo terremotato è arrivato annunciato da una violenta ondata di pioggia e vento che ha allagato le strade, sradicato alberi e scoperchiato alcune case di tela nei 60 campi di accoglienza ancora aperti. Graziati da un inizio ottobre mite, L’Aquila è stata bruscamente catapultata in pieno inverno facendo scattare l’allarme per i 6mila sfollati ancora nelle tendopoli. La Protezione civile, dopo una notte pungente con temperature che sulla Regina degli Appennini hanno toccato i -5 e nel capoluogo si sono avvicinate alle zero, sta tentando di accelerare la chiusura dei campi di accoglienza, inizialmente prevista per il 30 settembre. «Stiamo cercando di ridurre il numero delle persone nelle tendopoli – ha spiegato Fabrizio Curcio, responsabile della gestione emergenza della Protezione civile – che dovrebbero essere chiuse per fine ottobre. Capiamo le difficoltà di chi non vuole allontanarsi dalla città, ma invitiamo chi oggi ha una casa assegnata e sa quindi che nel giro di qualche settimana sarà in un alloggio, ad accettare di trasferirsi in albergo anche non proprio prossimo all’Aquila. Così si eviterebbero disagi e problemi». Impossibile prevedere, quando le temperature diventeranno ancora più insopportabili, un esodo di massa improvviso, ha continuato il dirigente, ma l’inverno sta arrivando. E le previsioni dei prossimi giorni non preannunciano nulla di buono. «Comprendiamo il fastidio di un ulteriore trasloco prima della sistemazione definitiva - ha concluso - il disagio di allontanarsi con il lavoro e la scuola a L’Aquila, l’orgoglio ammirevole di voler rimanere in tenda fino alla fine. Abbiamo bisogno della loro collaborazione e di pazienza».Pazienza. È quello che si chiede ora agli abruzzesi, con le prime case antisismiche già consegnate ma le ultime pronte per fine gennaio e la maggior parte dei moduli abitativi provvisori ancora in fase di progettazione. Non disdegna affatto una nuova sistemazione anche sulla costa chi senza figli e senza un lavoro in città attende invece l’assegnazione alternativa agli appartamenti del progetto Case, prevista per i nuclei familiari più piccoli. «Abbiamo passato una notte disastrosa - ha raccontato Pino Moscuzzo che da sei mesi vive nella tendopoli di San Sisto, a pochi chilometri dal centro della città - avevamo molte coperte nel letto ma non riuscivamo a riscaldarci anche con le stufette accese per l’umidità. Non si può continuare a stare nelle tende con queste temperature, ma andare via senza avere la certezza di una casa anche tra qualche mese è altrettanto improponibile».A battere i denti sono però anche i più piccoli che, tornati a scuola da qualche giorno, in alcuni casi sono costretti a far lezione nelle tende, in attesa che vengano ultimati i moduli scolastici provvisori. A Pianola, una frazione dell’Aquila, ieri infatti ottanta alunni hanno fatto scuola con i cappotti; «Prima ci avevano detto che i Musp erano pronti - hanno spiegato i genitori - poi ci hanno annunciato che ci vogliono tre o quattro giorni, ma lì c’è ancora il cantiere. La nostra vita è un caos ed i bimbi sono costretti ad andare a scuola in condizioni scandalose».L’Aquila a parte, ieri il maltempo ha continuato a sferzare il Centrosud. Temporali e forti venti nelle isole. Nel Sannio una frana ha tenuto in allarme il Comune di Sant’Agata dei Goti. Nel Chietino è caduta la prima neve. Sulle alture dell’Umbria temperature a picco, anche vicino allo 0 termico nel fondovalle.
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