«Il Nobel per la pace a Lampedusa sarebbe un segno bellissimo. Una risposta di gratitudine a un popolo che ha saputo accogliere anche in condizioni drammatiche». All’indomani della consegna ufficiale al Comitato di Oslo della candidatura di Lampedusa da parte dell’Associazione stampa estera svedese, il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta non nasconde la sua soddisfazione,
Qual è il suo rapporto con l’isola di Lampedusa?Sono stato a Lampedusa diverse volte. Ci andavo prima, quando ero persona "libera", per trascorrere un periodo di vacanza. Poi ci sono tornato da parlamentare europeo in occasione degli sbarchi continui, conseguenza della primavera araba. Non lo scorderò mai. In quel periodo sull’isola c’erano 5.500 migranti e cinquemila abitanti. Ho visto scene incredibili. I migranti accampati che bevevano una tazza di latte e mangiavano un panino nello stesso posto in cui facevano i loro escrementi. Gli abitanti si sono adoperati in ogni modo per accoglierli, hanno fatto di tutto, poi si sono arresi. Il governo Berlusconi ha voluto esasperare l’isola, ha voluto creare il caso Lampedusa. Eppure tantissimi abitanti hanno continuato ad aiutare i migranti in ogni modo, regalando biscotti, pane, aprendo le loro case.
E poi ci è tornato da presidente della Regione siciliana.Ci sono tornato appena eletto a Palazzo d’Orleans, a novembre per fare il bagno e contemporaneamente promozione turistica a un’isola in cui si può avere un mare meraviglioso tutto l’anno, anche in inverno, senza bisogno di partire per i tropici. E invece la mia vacanza si è trasformata in un momento di grande sofferenza. Proprio in quei giorni c’è stato un naufragio di migranti e sono giunti undici cadaveri. Mi sono occupato di quei nostri fratelli sul molo Favaloro, assieme al sindaco Giusi Nicolini. C’era difficoltà anche per dare una sepoltura perché il cimitero è pieno. Ho voluto dare una medaglia d’oro a quest’isola per il valore dell’impegno sociale e civile dimostrato. Però occorre agire, dare solidarietà concreta, dire al mondo che qui si possono fare ottime vacanze tutto l’anno e non ci si deve fare spaventare dai barconi.
Il dramma dell’immigrazione clandestina è fatto di numeri ma anche di storie singole, di uomini e donne che cercano un futuro migliore. C’è una storia che le è rimasta impressa?Un ragazzo mi ha consegnato una lettera in arabo in cui mi raccontava nei dettagli più crudi e sofferti la sua storia, come era andato via dal suo paese, come era arrivato a Lampedusa, la sua speranza. E poi un altro che, arrivato in Italia, non riusciva a ottenere lo status di rifugiato, che è stato rigettato alla frontiera di Ventimiglia, che poi è riuscito a raggiungere Bruxelles e adesso lavora lì, felice.
Un motivo per cui sarebbe favorevole a dare il Nobel per la pace a Lampedusa?Perché significherebbe dare un riconoscimento a un’intera isola, a un popolo accogliente che non ha inalberato atteggiamenti di razzismo, ma ha solo chiesto al governo italiano e all’Europa di varare qualche legge per sostenere le attività economiche dell’isola e si è trovato ad affrontare continue emergenze.
L’Italia cosa sta facendo, secondo lei, sul tema dell’immigrazione?Se sta facendo qualcosa, abbiamo davvero poche tracce. Il ministero dell’Interno taglia i contributi ai centri per minori stranieri non accompagnati che graveranno ancora di più sulle casse dei Comuni, anche quelli piccoli, già in asfissia, soprattutto nell’Agrigentino.
E il governo regionale quali provvedimenti sta adottando a sostegno di Lampedusa e della rete di accoglienza degli stranieri in Sicilia?Per Lampedusa abbiamo fatto molto sul fronte strutturale, risolvendo il problema dell’acqua potabile, del sistema della depurazione, dei rifiuti, mettendo in campo misure a favore dell’imprenditoria. Nella prossima seduta di giunta voglio affrontare il problema dei minori non accompagnati e della loro accoglienza, dare un segno concreto di solidarietà.
Quale deve essere il ruolo dell’Europa?L’Europa affida agli Stati nazionali la gestione del problema migratorio, e questi giocano a rimpiattino. Bisognerebbe che fosse fortemente coinvolta rispetto ai costi, agli strumenti compensativi. Lo stesso il governo nazionale.
Cosa ha lasciato, secondo lei, la visita di Papa Francesco a Lampedusa?Ha lasciato il segno della sacralità di un territorio che ci vede tutti fratelli nel segno di un unico Dio, cristiani, musulmani, ebrei. Ci ha fatto vedere che l’uomo, di qualunque provenienza egli sia, è a immagine e somiglianza di Dio. Che una madre che partorisce su un barcone è come la Madonna, costretta a farlo in una grotta. Quella di Papa Francesco che centra il problema della dignità dell’uomo, degli ultimi, che a molti non interessano.<+copyright>