martedì 10 settembre 2024
Due mondi che non comunicano salvo per esprimere solidarietà e aiuto: tra arrivi dall'Africa e villeggianti, ecco come si organizza il centro siciliano in prima linea sulla rotta del Mediterraneo
La Porta d'Europa a Lampedusa

La Porta d'Europa a Lampedusa - Ansa

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Sono le 17.30 e il catamarano carico di turisti sta completando il giro dell’isola. Sullo sfondo, “Porta di Lampedusa – Porta d’Europa”, il monumento che Mimmo Paladino ha dedicato ai migranti morti in mare nel tentativo di raggiungere l’Italia. E allora l’audioguida ne racconta brevemente la storia. In sette ore di navigazione sarà l’unico accenno a un’emergenza non più tale.

Perché, al di là di quanto accaduto il 3 settembre con un gruppo di turisti che hanno rifocillato alcune persone appena sbarcate, chi viene in vacanza a Lampedusa può dividersi per giorni tra una spiaggia e l’altra senza incontrare neppure un migrante. E senza che nessuno gliene parli. Eppure, si chiama “Porta d’Europa” un negozio di via Roma, nella libreria itinerante “Ottimo massimo” sono numerosi i volumi sull’accoglienza e il Museo archeologico propone un allestimento di volti dei quali si vuole ricostruire l’identità, mentre una stanza ricorda la visita del Papa nel 2013.

«Bisogna tenere conto che i luoghi degli sbarchi e la gestione dell’accoglienza sono completamente separati dalla vita dell’isola – osserva Francesca Saccomandi, operatrice sociale dell’osservatorio sulle migrazioni di Mediterranean hope, il progetto su rifugiati e migranti della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) –. E poi qualcuno teme che parlare troppo del problema penalizzi il turismo, principale risorsa economica di Lampedusa. Ma la gente quando c’è bisogno si dimostra solidale».

Il tema del silenzio sui migranti non va ingigantito, dunque. «Tranne casi particolari come il 13 e 14 settembre dell’anno scorso o durante la primavera araba – spiega Filippo Mannino, dal 2022 sindaco di Lampedusa e Linosa – sull’isola non c’è mai stata la percezione del problema. A parte chi, come il sottoscritto, fa parte delle istituzioni, le notizie degli sbarchi arrivano dai giornali».

In effetti, lungo le vie cittadine di migranti non se ne vedono. «Certo, il giornalista che cerca lo scoop, che vorrebbe raccontare “l’invasione” dell’isola – prosegue Mannino – se ne va deluso». La narrazione andrebbe corretta, dunque. «Spesso e volentieri si parla di Lampedusa al collasso, invasa dai migranti. Basterebbe venire per verificare che non è così».

Comunque, gli arrivi, anche se in calo, ci sono. «Nel 2023 c’è stato un notevole incremento dovuto al contesto tunisino con le aggressioni xenofobe seguite al discorso anti-migranti subsahariani del presidente Kaïs Saied – continua Saccomandi -. Un discorso che ha costretto le persone a rimanere chiuse in casa per settimane spingendole poi a partire».

Oggi la situazione è diversa. «Gli accordi presi dall’Italia e dall’Europa con Tunisi – aggiunge Saccomandi – rendono sistematici i respingimenti, le deportazioni ai confini con il deserto algerino e libico». La diminuzione c’è, dunque, ma va interpretata.

«Confrontando il periodo tra marzo e giugno di quest’anno con il 2023 il calo è significativo (i dati ufficiali parlano di meno 64% ndr.) ma rispetto a due anni fa gli arrivi sono pressoché gli stessi. E non sono diminuite, purtroppo, le morti in mare». 1320 le vittime nei primi sette mesi del 2024. «La priorità dovrebbe essere garantire a queste persone di muoversi in sicurezza, e nella legalità». Parallelamente serve, e molto, il sostegno della società civile. «Il radicamento nel territorio è uno degli aspetti più importanti di Mediterranean Hope – spiega Saccomandi –, nella convinzione che la solidarietà è un muscolo: se non lo eserciti può atrofizzarsi».

Molto di questo “allenamento” si svolge al molo degli arrivi, un luogo militare inaccessibile senza autorizzazione. «Noi siamo presenti come rete insieme al Forum Lampedusa solidale, un network di cittadini e cittadine, di associazioni, di movimenti che cercano di essere accoglienti».

Indimenticabile in particolare quanto avvenne un anno fa. «In una sola settimana nel settembre 2023 sono arrivate circa 11mila persone, facendo saltare la macchina di controllo degli sbarchi – commenta Saccomandi –, rompendo la divisione tra i migranti e la vita dell’isola. Questo ha attivato una straordinaria rete di solidarietà pratica con distribuzione di cibo e abiti 24 ore su 24 con i lampedusani mescolati con i migranti, che ballavano con loro».

«Gli isolani – conferma il sindaco Mannino – hanno aperto le porte di casa, apparecchiato tavola, messo a disposizione i bagni. Ma ricordo anche i gelati gratis e la raccolta di giocattoli per i bambini».

Nell’ordinarietà però il turista non sa quel che succede al molo. «Io ho le notizie dalla prefettura, ma normalmente il problema non viene percepito dagli abitanti dell’isola». Invertendo la questione proviamo allora a parlare di turismo. «Rispetto al 2023 – osserva Mannino – abbiamo un incremento, a livello di movimentazione di passeggeri di circa il 20%. E questo nonostante la pubblicità negativa della stampa. Pensare che a volte basterebbe cambiare il linguaggio. Non dire che sono arrivati mille migranti ma che sono state salvate mille persone. Perché questo fa l’isola. Salva le persone».

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