domenica 29 settembre 2019
"Avvenire” racconta il Paese degli invisibili: le loro vite sono sospese, ai margini del sistema di accoglienza che non ha più posto per loro, con lo stop alla protezione umanitaria
L'aiuto cuoco a 4 stelle che non vuole essere un fantasma
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Tidiane, senegalese di 30 anni, da giugno vive in un alloggio regolarmente affittato a Como, insieme a due subsahariani conosciuti nel centro dove ha vissuto dal 2015. «Insieme a voi – ha ringraziato, il giorno dell’uscita, gli operatori del Cas Borgovico di Fondazione Somaschi – ho imparato le regole per vivere bene in Italia. Ci avete insegnato anche la pazienza, che quando vuoi ottenere qualcosa non sempre puoi averla subito».

E ha aggiunto con giusto orgoglio: «Ora sono pronto ad andare a vivere da solo». La chiave è stato il lavoro, quando Tidiane è stato assunto con contratto presso un hotel prestigioso («Quattro stelle», precisa) della città comasca. Fa l’aiutocuoco, cucina rigorosamente italiana: «Amo cucinare i funghi e il pesce in modi diversi; il fritto misto è la mia specialità».

Di recente un collega lo ha aiutato ad arredare la nuova casa. Altra passione è la cura dell’ambiente: «Appena arrivato al centro di Borgovico – racconta – ho iniziato a fare volontariato due volte la settimana con Lambienteinvita (associazione che gestisce la piattaforma ecologica di Maslianico): accogliamo chi viene in discarica, lo aiutiamo a dividere i rifiuti». Ma sul progetto di autonomia di Tidiane pende la mannaia. Lui è un 'diniegato', la Commissione cioè ha respinto la sua domanda di asilo.

Adesso attende il responso della Cassazione: se anche questo fosse negativo, la legge renderebbe Tidiane un invisibile. Tradotto: potrebbe affittare casa solo in nero, non potrebbe più lavorare in modo regolare. «È il paradosso – dice Francesca Cabiddu, coordinatrice del Cas Borgovico – di giovani su cui c’è stato un forte investimento, anche economico, dello Stato e di realtà sociali come la nostra. Hanno imparato l’italiano, frequentato corsi di formazione e tirocini, ottenuto impieghi regolari. Ma poi tutto viene cancellato: le nuove norme spingono le persone nell’irregolarità, che principalmente significa lavoro e casa in nero». Il governo gialloverde ha cancellato il permesso umanitario, che manteneva nella regolarità i percorsi come quello dell’aiutocuoco senegalese, valorizzando l’inserimento. «Ora invece – sintetizza Cabiddu – vediamo fantasmi costretti a nascondersi, sprecando 3 o 4 anni di lavoro di insegnanti, operatori sociali e formatori».

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