Il Grande Rischio è tutto legato ai tempi. A quello che potrebbe succedere tra giovedì pomeriggio e sabato mattina. Tra le prime tre votazioni dove il premier per non fare i conti con la maggioranza di 672 voti ha chiesto al Pd la scheda bianca e la quarta dove invece basterà la maggioranza assoluta per eleggere il nuovo capo dello Stato. Matteo Renzi capisce le insidie che possono prendere forma dietro quel vuoto di quaranta ore. Sa che esistono due movimenti in corso (uno su Romano Prodi e uno su Giuliano Amato) che rischiano di fare saltare il piano di gioco che ha costruito in questi ultimi giorni. Può essere rischioso puntare tutto sul quarto voto. Perché se giovedì pomeriggio arrivassero 200 voti su Prodi a quel punto Renzi avrebbe solo due strade: o far saltare l’intesa con Berlusconi intestandosi la nuova operazione o di fatto diventando quello che per mantenere saldo il patto del Nazareno spacca il Pd e dice no a Prodi. Allora c’è una strada per depotenziare le manovre: cancellare l’idea della scheda bianca e partire subito, già dal primo voto, con un nome forte e condiviso. Lo schema di gioco scelto da Renzi è l’unica cosa davvero chiara: Renzi ha una strada principale e due subordinate. La prima è unire l’intero Pd e chiudere su quel nome (Mattarella o Finocchiaro?) il patto con gli altri partiti della maggioranza e con Forza Italia. Su questo schema Renzi potrebbe anche rischiare di partire giovedì con concrete possibilità di farcela. Ma è una sfida complicata. Perché Fi comincia a puntare i piedi e perché anche la minoranza del Pd vuole ancora dire la sua. E allora ci sono le due subordinate. La prima: se la minoranza Pd si dovesse chiamarsi fuori Renzi si muoverà come sull’Italicum e andrà avanti con la stessa maggioranza che proprio ieri, a Palazzo Madama, ha centrato l’obiettivo legge elettorale. Ma c’è anche la subordinata 2. Renzi trova l’accordo nel Pd su un nome, ma Berlusconi lo boccia. A quel punto c’è pronta l’altra maggioranza: quella di governo a cui nelle ultime ore si è aggiunta una pattuglia di ex M5S. Tre piani per una partita su cui Renzi si gioca tutto.