L'ex premier Conte in conferenza stampa - Reuters
Giuseppe Conte non rinuncia a guidare i 5 stelle, piuttosto rispedisce la palla a Beppe Grillo con tanto di Statuto con la postilla “prendere o lasciare”. Il leader in pectore ormai da mesi non molla, neppure davanti agli insulti rivoltigli dal comico durante l’ultima arringa della scorsa settimana ai parlamentari pentastellati. Conte perdona: «Non sono permaloso, ho il dono dell’ironia». Ma poi va giù duro e di certo non mente quando dice di avere il pregio della chiarezza: «Beppe sa bene che ho avuto e avrò sempre rispetto per lui», scandisce. Poi, però, spara: «Spetta a lui decidere se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia, o il genitore padrone che ne contrasta l’emancipazione». Perché comunque, assicura, «per lui c’era e ci sarà sempre il ruolo di Garante, ma ci sarà distinzione tra la filiera di garanzia e la filiera di politica attiva al cui vertice ci deve essere il leader politico e la filiera di controllo».
Insomma, Conte rivendica di non aver accettato una «investitura a freddo» a febbraio, quando dal banchetto davanti a Palazzo Chigi assicurò che ci sarebbe stato per il Movimento. E però i mesi di lavoro e di studio per la stesura dello Statuto convincono l’ex premier di aver imboccato la strada giusta. Una strada che probabilmente Grillo non ha capito durante questo tempo, in cui, dice Conte, è stato messo al corrente del lavoro che stava svolgendo, supportato da Vito Crimi e dal contributo degli iscritti. Eppure, racconta riavvolgendo il nastro delle ultime ore, «è emerso un equivoco di fondo: io credo che non abbia senso imbiancare una casa che ha bisogno di profonde ristrutturazioni. L’ho sempre detto che non mi sarei mai prestato ad una operazione di facciata, di puro restyling». Né, assicura, è disposto «a fare il prestanome».
Ancora, l’ex premier assicura che la sua «franchezza non nasconde arroganza, è dovuta all’affetto per il M5s. La mia posizione nasce da un ragionamento secondo cui, dopo la fase di crescita del Movimento, oggi rischiamo di entrare in una fase di declino se non rilanciamo in modo nuovo la forza dei 5s». Tutto questo non prescinderà mai dal ruolo di Garante di Grillo, al quale Conte riconosce un grande carisma visionario. Sarà lui sempre «il perno di questo progetto». E il garante continuerà ad avere «la possibilità di sfiduciare il leader politico sottoponendolo al vaglio assembleare».
Dunque domani queste proposte saranno inviate al capo politico reggente Vito Crimi e allo stesso Grillo. Conte vuole che su quelle carte si esprima al più presto la base del Movimento, in una sorta di referendum interno. E, avverte, «non mi accontenterò di una maggioranza risicata». Una conta, di fatto. E la palla torna a Grillo, con il quale Conte assicura che il dialogo continuerà.