Ignazio La Russa gongola. Come coordinatore del Pdl che vede crescere i numeri, come ministro della Difesa cui viene confermata la necessità di restare in Libia senza rotture unilaterali con gli alleati, come ex aennino che non vede intaccata la sacralità di Roma capitale.
Ministro, sul fronte libico il premier ha tracciato una soluzione di compromesso, rinviando al Consiglio supremo di difesa presieduto da Napolitano. Che significa in concreto?Le parole del premier le abbiamo concordate lettera per lettera, lui le ha scritte, poi le abbiamo viste insieme...
Si, ma la domanda è: si resta o non si resta? Si riduce o meno l’impegno? Lo deciderà Napolitano?Le decisioni verranno prese dal governo come è naturale che sia, ma non prima di avere illustrato al Consiglio supremo di difesa un piano di riduzione delle risorse, non dei contingenti, già previsto da tempo. Ripeto: riduzione dei costi, e in questo senso ridurre gli uomini non è l’unica misura possibile.
Cosa si ridurrà? E quanto?Non voglio dire nulla perché ho promesso al presidente della Repubblica di parlarne nel Consiglio di difesa...
Almeno le linee guida le può anticipare.È semplice: pere con pere, mele con mele.
Cioè?Da una parte ci sono le riduzioni sulle missioni dell’anno scorso. Dall’altra la Libia.
Partiamo dal primo fronte.Sono cose già note. In Libano, ad esempio, è ingiusto che la Spagna, com’è naturale nel turn over, abbia assunto il comando, ma poi ha lasciato un contingente inferiore al nostro. Chiediamo almeno di avere gli stessi uomini...
Altre strade?Sono state fissate delle scadenze sul Kosovo, dobbiamo agire perché non vengano prolungati i tempi.
Poi c’è la Libia, che per il Carroccio, simbolicamente, vale di più...La Nato ha preso in carico la missione di tre mesi in tre mesi, e può decidere di prolungare. Fino a settembre l’impegno c’è di sicuro, e io spero che entro quel termine si arrivi già nel post-Gheddafi. Bisogna intensificare l’azione politica e diplomatica per raggiungere questo obiettivo.
E se non fosse così? L’Italia si defila?Io sono chiaro: no, non ce ne possiamo andare. Il principio è "together in, together out", non entreremo in conflitto con gli alleati e gli organismi internazionali.
Dunque per lei non ci sono scadenze?Il Parlamento non ha fissato scadenze. E per me settembre non rappresenta una fine obbligatoria. Concluso il trimestre, potremo pensare a come contribuire in modo diverso.
Come?Non dico nulla, ripeto solo una cosa già detta: noi diamo un grande contributo con le basi aeree, il resto è un atto di generosità nei confronti degli alleati. Diciamo che già con le basi siamo in credito verso tutti. Ma non dico che a settembre succederà questo, solo che si potrebbe ripensare il nostro contributo. Ma spero che il problema non si ponga e Gheddafi sia già caduto.
E per il trimestre giugno-settembre?Lì possiamo ridurre sulla base del trimestre appena concluso, senza toccare la sicurezza dei militari. Ci sto lavorando...
Basterà per incassare, il 30 giugno, il si della Lega al rifinanziamento?Non sono preoccupato. La Lega ha votato la missione in Libia, e ha sempre detto si ai finanziamenti per i nostri militari. La loro preoccupazione è che in Libia duri oltre le aspettative, è capire dove trovare le risorse. Sono le nostre stesse preoccupazioni.
I soldi ci saranno? Dove li troverà?Me ne farò carico da solo, andando a tagliare nel nostro bilancio.
Altro tema: il caso dei ministeri al Nord è concluso?C’era un documento già sottoscritto, rispetto a quel testo la Lega ha fatto un passo avanti, e non indietro come si vocifera. Prevedeva sedi periferiche solo per i loro ministeri, noi in termini di facoltà lo abbiamo estesi a tutti. Io, poi, com’è noto, già ce l’ho la sede distaccata a Milano, piazza Novelli, con personale della mia segreteria. Costo 0,00. Mi risulta che anche Tremonti usi degli uffici a Milano, e anche Maroni fa riunioni in una sala della prefettura.
Però la Lega voleva dicasteri.Noi non potevamo dire si. Siamo arrivati a qualcosa che accontenta il dato simbolico senza far venire meno il ruolo di Roma capitale. Con un’intesa diversa io stesso avrei votato contro.
Come coordinatore Pdl quota 317 le dà sicurezza?318, prego, mancava Porcu... E poi alcune loro assenze.... - si riferisce al finiano moderato Andrea Ronchi -. La verità è che il Pdl, adesso, ha un punto di vita oltre l’orizzonte, non può essere più considerato un partito che finirà con Berlusconi.Vorrei dire una cosa finale, me lo deve consentire, visto che tanti ex militari di parte fanno dei commenti surreali - il riferimento è a Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica, che ha criticato il suo ritardo ad una riunione Nato e la cessione del centro aereo Caoc di Poggio Renatico alla Spagna -. Alla riunione mi sono fatto sostituire apposta per far capire che non hanno più niente da chiedere all’Italia. E alla fine ci hanno assegnato, come segno di riconoscenza, il Daccc, il più nuovo dei centri comando aereo europei, e solo quando il Daccc sarà operativo, tra qualche anno, daremo alla Spagna il Caoc.