mercoledì 15 luglio 2009
Berlusconi sottolinea l’importanza della missione Casini (Udc): siamo grati ai nostri militari Rutelli (Pd): accelerare la lotta al narcotraffico perché questo sacrificio non sia stato vano
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Il cordoglio per la morte del ca­poralmaggiore Alessandro Di Lisio in un attentato in Afgha­nistan è unanime. Ma la strategia non cambia, la missione prosegue. A dirlo, sia il premier Silvio Berlu­sconi, sia il ministro della Difesa I­gnazio La Russa, che oggi riferirà al­la Camera. E a suffragare la decisio­ne arrivano anche la parole di Gior­gio Napolitano. Il presidente della Repubblica si dice «addolorato», ma ricorda che c’è « comprensione e condivisione nell’opinione pubbli­ca italiana» nel portare avanti l’im­pegno in Afghanistan. Berlusconi e­sprime anche lui il suo personale cordoglio e del governo, ma ricorda « la necessità e l’importanza della missione di pace in Afghanistan per la stabilità di un’area strategica». La Russa, che appena saputa la no­tizia ha informato telefonicamente sia Napolitano che Berlusconi, con­ferma «che la natura della missione non cambia e che questo non solo è il volere del governo, ma è l’indi­cazione che viene dai ragazzi e dal­le ragazze con le stellette che sono consapevoli dei rischi che corrono e della dedizione che serve in que­sti casi». E spiega che «in condizio­ni come queste la sicurezza al cen­to per cento non esiste». Il ministro della Difesa aggiunge che è sua in­tenzione «accelerare la visita che a­vevo già programmato e che voglio essere assolutamente sul posto per verificare personalmente le condi­zioni in cui operano i nostri milita­ri nell’ambito del contingente in­ternazionale Isaf, nel quale sicura­mente stanno lavorando benissi­mo». Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, spera che «la politica non offra, nelle prossime ore, un cattivo spet- tacolo di divisione. Nessuno specu­li, e tutti siano uniti nella commo­zione e nella gratitudine». Enrico La Loggia sottolinea che l’attentato « conferma l’esigenza di una più sempre attenta valutazione dei mezzi e delle attrezzature a dispo­sizione dei contingenti Italiani vi­sta la pericolosità di questa fase». Maurizio Gasparri e Gaetano Qua­gliariello sottolineano che « il co­raggio e il sacrificio di Di Lisio e di tutti i nostri soldati che hanno pre­stato e offerto la loro vita in nome della pace non deve essere vano. Per questo sosteniamo le missioni di pace, perché la democrazia sia af­fermata in tutto il mondo, nella con­sapevolezza che sia indispensabile un ripensamento dei livelli di pro­tezione e dei mezzi in dotazione dei nostri militari». L’opposizione per ora attende che il Governo riferisca in Parlamento. Pier Ferdinando Casini non ha dub­bi: «Siamo grati ai nostri militari che combattono in Afghanistan per la libertà contro il terrorismo. Siamo con loro senza se e senza ma». Ma­rina Sereni del Pd esprime la «più convinta solidarietà e vicinanza a tutti i militari italiani impegnati in Afghanistan. La situazione in quel Paese è difficilissima e la transizio­ne verso la democrazia e la sicurez­za sarà ancora lunga». E, ribadendo il sostegno del suo partito alle mis­sioni internazionali chiede che «sia intensificato ogni sforzo sul piano e­conomico, politico e umanitario af­finché i gruppi armati e terroristici vengano isolati, affinché la comu­nità internazionale persegua con maggiore determinazione una po­litica di stabilizzazione che guardi all’intera regione, e affinché la po­polazione e le istituzioni afghane possano diventare protagoniste del futuro di quel Paese » . Rosy Bindi chiede al Governo di «garantire ai nostri militari il massimo della si­curezza in termini di equipaggia­menti e regole di ingaggio incre­mentando anche le risorse destina­te alla cooperazione e agli interventi umanitari». L’Idv, sottolinea Felice Belisario, resta in attesa delle co­municazioni del governo in Parla­mento per poter valutare in modo compiuto e sereno tutti gli aspetti del nostro impegno nell’ambito del­l’operazione Isaf-Nato». Taglia cor­to Francesco Rutelli del Pd: «Gli o­biettivi di ricostruzione e sconfitta del naracotraffico vanno ora raffor­zati perché questo sacrificio non sia stato vano». La sinistra extraparlamentare chie­de il ritiro delle truppe. « Bisogna smetterla e uscire dal pantano af­ghano una volta per tutte. Yes we can», dice Paolo Ferrero di Rifon­dazione comunista. «Il dolore non ci deve far dimenticare che la Co­stituzione dice che l’Italia ripudia la guerra. E quella in Afghanistan è u­na missione di guerra non di pace», afferma Oliviero Diliberto dei Co­munisti italiani. Invece Francesco Storace di La destra chiede «silen­zio agli sciacalli».
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