Barricata doppia contro la riforma licenziata ieri sera tra mille polemiche. Dalle opposizioni parlamentari e dalla magistratura sono arrivate critiche e e perplessità. Non solo sul provvedimento contestato, che il segretario del Pd
Pier Luigi Bersani definisce «un passo verso l’abisso» fatto dall’esecutivo «nella coscienza degli italiani». Ma anche sull’ennesima esternazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sui giudici 'rossi'. Tanto che il vicepresidente del Csm
Michele Vietti sente il dovere di ribadire, durante la riunione mattutina del plenum, che «la magistratura lavora per il Paese e non contro il Paese» e merita «il rispetto e la riconoscenza di ogni cittadino e di ogni istituzione ». Parole inequivocabili a cui fa seguire la notazione sul fatto che «il presidente della Repubblica è costantemente informato dei nostri lavori e anche degli umori diffusi nella magistratura». Anche
l’Associazione nazionale magistrati replica a Berlusconi lamentando uno «stillicidio che fa male al Paese». Parola del presidente Luca Palamara. Che, prima del sì definitivo ormai nell’aria, parlando nel pomeriggio a Perugia, annuncia: «Valuteremo iniziative di protesta, ma soprattutto faremo sentire la nostra voce illustrando le ricadute che queste norme avranno sul sistema». Intanto la prescrizione breve «difficilmente potrà reggere a un vaglio di costituzionalità », assicura il segretario dell’Anm, Giuseppe Cascini. A metà pomeriggio arriva il primo sì alla norma sulla prescrizione breve. Davanti a Montecitorio, il sit-in del 'popolo viola' lo accoglie con urla e boati. Si uniscono i parenti delle vittime della strage di Viareggio e del terremoto de L’Aquila. Tra i dimostranti anche esponenti di Pd, Idv e Fli. Al sottosegretario Daniela Santanchè qualcuno lancia monetine e grida: «Venduta, vergognati!». Scene che si ripetono a sera, all’uscita dei deputati. In particolare, tocca al leader della Lega Umberto Bossi essere apostrofato al grido di «venduto». Clima surriscaldato anche in aula. Dove in risposta a un
Antonio Di Pietro scatenato che definisce la maggioranza «asservita, irresponsabile che vende la propria dignità per un piatto di maccheroni», si leva un «mercedes, mercedes» (riferito a passate vicende dell’ex pm). Si sente un clima post- Mani pulite, insomma. «Dopo 20 anni siamo tornati davanti al tribunale di Milano con la gente sul marciapiede», sintetizza il leader dell’Udc
Pier Ferdinando Casini. Il quale critica i provvedimenti ad personam, che anche a suo giudizio non supereranno il vaglio di costituzionalità. Tranchant il finiano
Benedetto Della Vedova che parla di «Parlamento umiliato». Infine, l’ex ministro della Giustizia
Piero Fassino parla di un provvedimento «devastante», perché «ci saranno 15mila processi che non arriveranno alla fine».