Dai presìdi semi-permanenti dietro le transenne in piazza Montecitorio una donna si fa sentire con l’aiuto di un megafono: «Ma come potete chiedere altri sacrifici a noi se non avete toccato di un euro i vostri privilegi?». La protesta, isolata e un po’ velleitaria, racconta di una pubblica opinione sfiduciata, quasi rassegnata. Che affida a una voce gracchiante e isolata la protesta che tutti hanno in mente.La Casta - cosiddetta - riesce a racimolare solo milioni (otto, per la precisione) in una manovra che taglia in miliardi (80 in tutto spalmati nei quattro anni). Dopo i roboanti proclami inziali il tutto suona come una presa in giro, peggio, una sorta di ricatto da parte di una classe politica - la «prima classe» del Titanic, per dirla con Tremonti - che, essendo chiamata a salvare il Paese con misure senza precedenti, si presta alla causa solo a prezzo di salvare sé stessa.Voli di Stato riservati solo alle cinque alte cariche: resta questa la misura più significativa fatta salva in manovra peraltro con eccezioni e scappatoie ancora possibili per singoli casi. Poi: auto blu di cilindrata non superiore ai 1600 cc, con l’eccezione ancora una volta delle alte cariche. Taglio del 20 per cento al Cnel e ad altre autorità inidipendenti. Rimborsi elettorali solo se la legislatura arriva alla conclusione naturale. Misura che, in questa congiuntura traballante, ha tanto l’aria di una polizza assicurativa inventata dalla maggioranza per "disincentivare" qualche partito (la Lega, ipotizzano i maligni) dall’idea di staccare la spina.Nussuna traccia per il resto della promessa sforbiciata all’indennità dei parlamentari e alla loro velocissima previdenza e della riduzione stessa del loro numero. Trattasi in quest’ultimo caso di una modifica costituzionale, ma vista la convergenza praticamente dell’intero arco parlamentare sull’obiettivo, forse era l’occasione per iniziare a passare dalle parole ai fatti. Ma altri banchi di prova non mancheranno. Con il testo che la Lega ha predisposto, a firma Roberto Calderoli, che punta a costituire il Senato federale e a dimezzare il numero dei parlamentari. E con la proposta del Pd calendarizzata per settembre che ne riduce il numero a 600 dai 945 attuali: 400 deputati e 200 senatori.L’ultimo capolavoro, concepito nottetempo, è stato quello di parametrare la retribuzione non più alla media europea, ma alla media dei «sei principali stati dell’area euro», ossia i più ricchi, quelli di cui fatichiamo a tenere il passo. Quanto alla riduzione dei rimborsi elettorali, nella misura non drammatica del 10 per cento, ne è stata disposto lo slittamento alla prossima legislatura.Uteriori privilegi sono stati invece inseriti sotto forma di mancata sanzione. Quella massima per "manifesto selvaggio" tocca la ragguardevole cifra di 13mila euro, con la responsabilità in solido introdotta per il soggetto pubblicizzato. Ma - guarda caso - la stretta non riguarderà i manifesti politici che di queste violazioni sono la parte più consistente e a volte sfacciata.«Noi non possiamo non dare l’esempio, chiedere sacrifici alla gente non facendo nulla noi», sprona adesso il leghista Giancarlo Giorgetti. Parole che potrebbero essere bollate come lacrime di coccodrillo, se non fosse che altre occasioni ci saranno, anche a breve, per fare sul serio, per «tempestivamente e rapidamente affiancarsi» ai sacrifici che la gente comune dovrà affrontare, auspica il presidente della Commisione Bilancio della Camera a nome del Carroccio. Fra gli strumenti per intervenire ci sono anche i regolamenti interni dei due rami del Parlamento. Gruppi di lavoro dei singoli partiti promettono proposte molto forti a breve, in particolare per Montecitorio - la voce più pesante - che vede i suoi costi di gestione lievitare ben oltre il miliardo annuo, con prospettiva di ulteriore aumento, senza interventi correttivi, per gli anni a venire. «Abbiamo proposte precise sui costi della politica e rifiutiamo l’antipolitica», dice, per il Pd, il segretario Pierluigi Bersani. Ma un’altra occasione è andata perduta.