Studenti all'esame di maturità - Ansa
Nina Rosa Sorrentino ha 19 anni, frequenta a Bologna l’ultimo anno del liceo Sabin, indirizzo Scienze umane. Lo fa con ottimi risultati: neppure la Dad, svolta durante la pandemia, è stata in grado di scalfire la sua voglia di imparare e, anzi, le ha permesso di acquisire nuove competenze digitali. A giugno, però, non potrà sostenere l’esame di maturità insieme ai suoi compagni di classe.
Il motivo? Nina ha un Piano educativo individualizzato fin dalla prima liceo, perché ha la sindrome di Down. Questa sua caratteristica non le impedisce di avere una vita normale, anzi, più ricca di tanti coetanei: ama la musica, ha studiato violino, chitarra, flauto, suona il tamburo a cornice, danza, recita, scrive poesie. Insomma, Nina è un’artista, entusiasta della vita e della scuola. Vorrebbe addirittura insegnare ad altri ragazzi quello che sa fare. Ma, a quanto pare, nonostante i molteplici talenti e la passione per lo studio, il suo cromosoma in più le preclude di poter dimostrare quello che ha imparato a scuola in questi anni. Già all’inizio del triennio i genitori, vedendo i progressi della figlia, avevano chiesto alla scuola di passare dal programma differenziato per gli alunni certificati, che alla fine del quinquennio consente di ottenere solo un attestato di competenze, a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l'ammissione al vero e proprio esame di maturità. Il neuropsichiatra infantile che la segue aveva espresso parere favorevole, ma è rimasto inascoltato dalla scuola, che non ha acconsentito: a marzo è arrivato il diniego definitivo.
Per la ragazza, dunque, l’unica possibilità è stata quella di ritirarsi. «Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci», sottolinea la mamma. Se la ragazza non fosse stata ritirata da scuola entro il 15 marzo, a fine anno avrebbe ricevuto l'attestato di competenze e, per sostenere un esame di maturità, avrebbe dovuto ricominciare dalla prima superiore. La scuola avrebbe riferito alla famiglia di essere preoccupata che, per Nina, sostenere un esame di Stato fosse troppo stressante. Ora i genitori cercheranno un'altra scuola disposta a sostenere la figlia, da settembre, in una programmazione personalizzata verso l'esame di maturità. «È importante che su queste tematiche si faccia un passo avanti – hanno commentato i genitori – non solo per Nina, ma per tutta la società».
Intanto, alcune scuole superiori della città hanno preso contatti con la famiglia, disponibili a un incontro per capire la situazione. D’altra parte, l’inclusione delle persone disabili deve avere, nella scuola, un primo e imprescindibile alleato. Ma dopo la diffusione della notizia, proprio nella Giornata mondiale della Sindrome di Down, si è aperto per Nina uno spiraglio di speranza per i suoi studi e le occasioni di inserimento lavorativo che questi le aprono. «Il futuro di nostra figlia ora è in sospeso, ma per lei vogliamo puntare al massimo delle sue possibilità. È un suo diritto» dicono i genitori.