Un concerto di Vasco Rossi - Ansa
«Caro Vasco, sii positivo, come lo sono stati i ragazzi e giovani volontari che per giorni hanno spalato fango e aiutato con ogni mezzo le popolazioni colpite dalla terribile alluvione che ha investito l’Emilia-Romagna». Firmato: monsignor Nicolò Anselmi, vescovo di Rimini. Il pastore della Chiesa riminese non sarà in mezzo ai 44mila fans che attendono il rocker italiano alla sua prima tappa del tour italiano (20mila anche per il soundcheck dedicato ai soli iscritti al Blasco fanclub giovedì, 24mila della data zero il 2 giugno), ma ha comunque inteso accogliere il cantante modenese e inviargli una lettera aperta. Una quarantina di righe nelle quali Anselmi prima ammette la sua frequentazione musicale («Sono anni che, con amici e ragazzi, cantiamo le tue canzoni intorno al fuoco, sulla spiaggia, sotto la luna, fra le tende»), che abbraccia anche il concittadino genovese De Andrè, poi dal del “tu” a Vasco Rossi e lo invita a guardare ai giovani e ai ragazzi. A quell’esercito di volontari che in questi giorni terribili si sono «generosamente coinvolti nell’aiutare le popolazioni alluvionate della tua, nostra regione – dice il vescovo di Rimini –. Hanno spalato fango, lavato mobili, distribuito pasti, spostato rottami e detriti. Alla sera erano esausti ma felici; hanno servito, faticato, aiutato, amato chi si trovava in situazioni di grande difficoltà e di lutto. Tutto il mondo ha visto la loro bellezza interiore».
Questi giovani, è convinto Anselmi, «hanno manifestato la forza e la capacità di amore di Gesù che è dentro di loro, che è dentro tutti, credenti e non credenti, di ogni religione». Da qui la modesta proposta che il vescovo lancia in maniera delicata, ma con ritmo, al rocker di Zocca (che ha appena effettuato una donazione personale a favore degli alluvionati). Per tanti giovani e adulti che convergono su Rimini, Vasco Rossi è un’icona, un idolo, e su tante persone esercita un’influenza potente. «Se puoi, incoraggiali – magari anche dal fronte del palco dello stadio – a continuare così, ad essere generosi sempre, attenti verso chi soffre, verso i malati, verso chi è straniero e fatica ad inserirsi, disponibili a tenere compagnia ad un anziano, ad aiutare un bambino in difficoltà con lo studio, a stare vicino a chi si sente solo e vuoto. Se vuoi – prosegue il vescovo, citando uno dei brani del Komandante – invitali a non spegnere mai quel desiderio d’infinito che si trova nel cuore di ogni uomo, lo stesso che abita sulle “Dannate nuvole”». Poi il gran finale, sempre citando e parafrasando tre hit di Vasco, il vescovo lo invita a suggerire ai ragazzi «di non aver paura di una “vita spericolata” e ad “andare al massimo” nell’amore verso gli altri, gli esclusi, i fragili, verso tutti. Chi vuol «trovare un senso a questa vita» lo può trovare nel rendere felici gli altri. Perché chi dona la sua vita la trova, e c’è più gioia nel dare che nel ricevere».
Mentre Rimini si prepara all’invasione per il concerto e Vasco Rossi sui social avverte «Noi musicanti possiamo solo portare un po’ di gioia a questa terra ferita ma così bella, generosa e fantastica che è l’Emilia Romagna», il vescovo lo saluta, lo accoglie e lo invita ad essere positivo, il più positivo possibile.
Non è la prima volta che la Chiesa si confronta con il cantante dal dichiarato nichilismo/agnosticismo, eppure così attento a cantare autenticamente l’uomo, fotografato soprattutto nella sua condizione attuale. «Quando cammino in questa valle di lacrime, vedo che tutto si deve abbandonare. Niente dura, niente dura e questo lo sai. Però, non ti ci abitui mai. Chissà perché?» canta il rocker proprio in “Dannate nuvole”. «Sono confuso, non son sicuro. Quando mi viene in mente che non esiste niente, solo del fumo. Niente di vero, niente è vero. E forse lo sai. Però, tu continuerai. Chissà perché?». Interrogativi brucianti che invitano a non abituarsi mai, a non accontentarsi, domande di senso che danno l’assist al vescovo Anselmi quando sollecita Vasco Rossi a guardare negli occhi le sue migliaia di fan per incoraggiarli «a non spegnere mai quel desiderio d’infinito che si trova nel cuore di ogni uomo».