mercoledì 21 dicembre 2022
Slitta l’arrivo in aula a Montecitorio del testo modificato. Spese per il Pos, spunta una tassa sugli extraprofitti bancari
Il ministro dell'Economia Giorgetti

Il ministro dell'Economia Giorgetti - .

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Una giornata di scontri e di polemiche ieri sulla manovra, mentre i tempi si allungano ancora e lo sbarco del testo in aula alla Camera slitta a domani, con il voto di fiducia probabilmente venerdì.

Alla fine, nella tarda serata di ieri, sono arrivati in Commissione Bilancio gli emendamenti presentati dai relatori di maggioranza, dopo una lunghissima operazione di setaccio e limatura dei testi. Ma la modifica che più ha fatto discutere è stata quella che alla fine non è entrata nel testo. Ovvero lo scudo penale per i reati tributari. Una misura di fronte alla quale le opposizioni, M5s e Pd in particolare, hanno annunciato le barricate per poi cantare vittoria una volta che è sparita dalla scena.

Tra le altre novità in arrivo c’è anche un ristoro ai commercianti per le spese legate al Pos, alimentato con una tassa sugli extraprofitti delle banche. Alla quale si arriverà se un tavolo fra gestori delle carte e i rappresentanti degli esercenti non avrà trovato prima un’intesa per tagliare le commissioni. Nonostante le contrapposizioni radicali, su questa misura si è registrato un sostegno bipartisan. Anche se non mancano i mal di pancia nella compagine di governo per la retromarcia sui limiti ai pagamenti elettronici entro i 60 euro, dopo l’altolà arrivato dalla Ue.

L’alta tensione ieri ha riguardato anche i rapporti tra il governo e la maggioranza, che non sembrava ancora in grado dopo giorni di incontri a raffica e tentativi di mediazione di trovare la “quadra” sugli emendamenti da presentare. Il richiamo all’ordine per i partiti è arrivato quando il ministero dell’Economia ha fatto trapelare per via informale che si poteva approvare anche il testo della manovra varato dall’esecutivo, tagliando via tutte le modifiche di cui si è discusso e scritto in questi giorni. Un chiaro messaggio che la pazienza a Via XX Settembre e forse anche a Palazzo Chigi stava finendo: «Se il Parlamento ritenesse di non modificare la manovra per il Mef il testo già approvato in Cdm va benissimo e sarà quello presentato in Aula e sul quale si porrà la fiducia, con l'eccezione della riformulazione sul Pos», ha fatto sapere l’Economia.

Un monito a superare lo stallo al quale ha ribatutto il relatore di FI Roberto Pella: «C’e’ l’impegno della maggioranza a votare a tambur battente tutti gli emendamenti - del governo, della maggioranza, dei relatori e delle opposizioni - senza lasciare fuori nessuno», ha sottolineato nel pomeriggio. Mentre l'opposizione attaccava: «Ci portano all’esercizio provvisorio».

Per quanto riguarda lo scudo sui reati tributari si tratta dell’emendamento ventilato dalla maggioranza che di fatto avrebbe passato un colpo di spugna sui reati di omessa dichiarazione, falsa dichiarazione e omesso versamento. Un’ipotesi contrastata duramente da Pd e M5s che erano pronti a bloccare i lavori delle Commissione. «Vittoria, lo scudo penale non c’e», esultava più tardi la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani, intestandosi il merito della ritirata.

Reazione che secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, «risulta abbastanza incomprensibile» perché «l’emendamento che si asserisce ritirato non è mai stato depositato» e si è trattato «della proposta di un singolo». L’esponente di FdI non esclude affato però che «la norma in questione non sia inserita in un altro provvedimento e che possa trovare adeguata collocazione. Sarà la maggioranza a stabilire quale sia quella giusta».

A determinare la mancata presentazione sarebbe stata la richiesta del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto (FI), promotore della misura, di inserire nell’elenco dei reati che avrebbero potuto beneficiare dell’estinzione, anche la “dichiarazione infedele”, reato che prevede una condotta fraudolenta, analoga al falso in bilancio. Ma Fratelli d'Italia e Lega avrebbero ottenuto di soprassedere all’inserimento nella manovra di bilancio. Intanto un altro emendamento stabilisce che in caso di pagamento rateale delle somme per le violazioni tributarie, si applicherò un tasso di interesse del 2% annuo invece del tasso di interesse legale che nel 2023 salirà al 5%.

Per ridurre i costi del Pos (lo strumento per i pagamenti con bancomat e carte) si affida a un Dpcm l’istituzione di un fondo per gli esercenti definendo aliquote e soglie con cui calcolare gli extraprofitti e il contributo straordinario delle banche. Il ristoro avverrebbe in forma di crediti di imposta.

In serata è stata convocata la conferenza dei capigruppo della Camera per decidere i tempi dell'Aula sulla manovra, che arriverà domani. L’obiettivo resta quello di un’approvazione entro Natale. A seguire l’esame al Senato dal 27 dicembre in avanti. Un percorso con doppio voto di fiducia che con il passare dei giorni non è esente da rischi.

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