(Ansa)
Arrivano tanti 'sì', dentro e fuori al sindacato, alle parole forti usate da Annamaria Furlan sulle «sistematiche irregolarità» da rimuovere all’interno della Cisl e sulla necessità di fare «trasparenza su tesseramenti e risorse ». Tante le reazioni all’intervista della segretaria generale del sindacato ad Avvenire di domenica. «Sottoscrivo. Tutti vogliamo una Cisl 'casa di vetro'», scrive su Twitter il segretario confederale Giovanni Luciano. «'Casa di vetro' va realizzata solida e certa. Questione Etica tema svolta al Congresso», twitta un altro segretario confederale, Maurizio Bernava. Entrambi, fra l’altro, avevano votato contro una delle scelte più dolorose prese da Furlan, cui si riferisce l’intervista, ossia il commissariamento della segreteria della funzione pubblica, storica roccaforte del sindacato. Ma ora concordano anche loro che la svolta deve essere vera, sostanziale.
Peraltro, era stato lo stesso Giovanni Faverin, da segretario della funzione pubblica, ad ammettere, in un’intervista, il tesseramento gonfiato. A quel punto si è reso necessario intervenire per non lasciar passare l’idea che si trattasse di un sistema generalizzato (visto che quel settore «è il primo contribuente della Cisl», faceva pesare Faverin). «Trasparenza, passione, contrattazione! Bravi. Brava andiamo avanti come dici tu lo dobbiamo agli iscritti! #iostoconlacisl», dice un altro dirigente. «La trasparenza è la normalità della Cisl. Avanti così!», scrive un altro. Ma c’è un altro caso che scuote la Cisl, e desta forse preoccupazioni anche maggiori: è il caso Campania. Dove – dopo il commissariamento dell’ex segretaria regionale Lina Lucci, adottato in questo caso all’unanimità – il commissario Piero Ragazzini, a un certo punto, si è sentito in dovere di portare tutta la documentazione in Tribunale. Cosicché, notizia proprio di questi giorni, ne è scaturita un’inchiesta che vede sotto indagine l’ex segretaria. Interventi dolorosi giunti al termine di una vasta iniziativa portata avanti dalla segreteria Furlan, che aveva portato anche a modifiche sostanziali del regolamento interno (circa i tetti alle retribuzioni, i doppi incarichi, e la pubblicità delle dichiarazioni dei redditi dei dirigenti, ora tutte online) e interventi di trasparenza sul tesseramento, con l’invio di ispettori in tutte le sedi.
Ora, dopo queste forti prese di posizione, la segreteria della Cisl si avvia anche a una verifica politica interna, per verificare la compattezza del gruppo dirigente su queste battaglie ritenute dirimenti. Fra i nodi, che segnala anche la Cgil, l’attuazione dell’articolo 39 della Costituzione, che dispone l’applicabilità a tutti dei contratti di lavoro. Al riguardo, il sindacato guidato da Susanna Camusso ribadisce la necessità, segnalata da tempo, di arrivare a una certificazione degli iscritti e auspica una normativa che definisca la questione. «Cgil, Cisl e Uil di fronte a casi di scarsa trasparenza o gonfiamento degli iscritti – dice Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro della Camera con un passato di dirigente della Cgil – hanno sempre dimostrato di saper intervenire prontamente. La scelta della Cisl di commissariare la funzione pubblica mi è parsa coraggiosa ed etica».
E a proposito di etica e di coraggio Damiano, da torinese, rievoca una scelta dolorosa che Carlo Donat Cattin, da segretario provinciale della Cisl assunse a metà degli anni 50, che portò all’espulsione di un centinaio di dirigenti in odore di 'aziendalismo' nei confronti della Fiat: «Quella scelta – ricostruisce Damiano – portò gli iscritti della Cisl dentro la Fiat al minimo storico, ma gettò le basi per la ricostruzione dell’unità sindacale degli anni 60». «I processi di rinnovamento quando sono necessari vanno fatti anche se comportano scelte dolorose – interviene Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, con un passato di dirigente della Cisl –. Le divisioni interne sono sempre faticose, ma mi pare che le scelte prese alla Cisl siano largamente condivise, e questo processo potrà andare avanti». Più critico, invece, un ex segretario della Cisl come Savino Pezzotta che con il Mattinocommenta «l’amministrazione dei fondi allegra» del caso Campania ma accusa anche gli organismi interni: «Non ci si muove a colpi di notizie di stampa», accusa. Quanto a Furlan, da lei si aspetterebbe più «aggressività e determinazione ».