Giovani fuori da una scuola di Milano - Ansa
Mentre Nicolò lottava per la vita, i suoi compagni, gli insegnanti e tutta la comunità scolastica dell’istituto “Sergio Atzeni“ di Capoterra, entroterra Cagliaritano, si interrogavano sull’ennesimo, gravissimo episodio di violenza tra adolescenti all’esterno di una scuola. Terminate le lezioni, gli studenti si stavano recando alla fermata dell’autobus, quando, Nicolò, 14 anni e un suo compagno di 15 hanno cominciato a discutere, forse a litigare. Sta di fatto che, improvvisamente, il 15enne ha estratto dallo zaino un grosso coltello da cucina, menando un fendente al collo di Nicolò, che gli ha lesionato l’arteria. Una ferita gravissima, tanto che l’adolescente è stato trasportato con l’eliambulanza all’ospedale Brotzu di Cagliari, dove è stato sottoposto a un delicatissimo intervento chirurgico. Il ragazzino si trova in terapia intensiva e la prognosi resta riservata. L’aggressore, fermato dagli altri compagni di classe, è stato portato nella caserma dei carabinieri e rischia l’accusa di tentato omicidio. «Grande preoccupazione» per l’accaduto è stata espressa dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che si è subito messo in contatto con la direzione dell’istituto cagliaritano per sincerarsi delle condizioni di salute dello studente ferito.
«Questo ennesimo fatto di violenza – ha sottolineato Valditara – evidenzia ancora una volta la necessità di riportare la cultura del rispetto nelle nostre scuole. Auspico – ha aggiunto il Ministro – che quanto prima il Parlamento approvi il disegno di legge sul voto in condotta e le misure riparative».
Strumenti messi in campo proprio per cercare di fronteggiare un fenomeno, quello della violenza tra adolescenti fuori dalle scuole (ma anche nei confronti degli insegnanti), che sta assumendo contorni più che preoccupanti. Soltanto pochi giorni fa, un insegnante di sostegno dell’istituto professionale “Vallauri” di Carpi, nel Modenese, ha riportato la frattura del naso e un mese di prognosi, soltanto per essersi messo in mezzo per cercare di sedare una rissa tra studenti. Un fatto che ha scosso la comunità carpigiana: oltre mille persone, tra studenti, insegnanti e genitori, hanno partecipato ad un sit in all’esterno della scuola per condannare, ancora una volta, queste manifestazioni di violenza gratuita e di bullismo tra adolescenti. Soltanto qualche giorno prima, in un istituto superiore di Marigliano, in provincia di Napoli, uno studente 15enne aveva sferrato un pugno al petto ad un’insegnante di 64 anni. La donna, visitata in ospedale, è stata fortunatamente dimessa senza prognosi. Ma, se non nel corpo, la docente è stata sicuramente segnata psicologicamente.
Episodi di questo tipo hanno avuto un’impennata dopo la pandemia, che ha drammaticamente segnato la vita di adolescenti e giovani. Negli ultimi dieci anni, ma, in particolare, dopo l’emergenza sanitaria, le condotte autolesive sono cresciute del 75% nella fascia d’età tra i 9 e i 17 anni, che più di altre ha sofferto lockdown e didattica a distanza. Anche una recentissima ricerca dell’impresa sociale Con i bambini, realizzata attraverso interviste a ragazze e ragazzi tra i 14 e i 17 anni, ha evidenziato «un forte incremento dell’ansia e della depressione». Con il 54% degli adolescenti (oltre uno su due), che è convinto che «gli adulti non capiscono i ragazzi». Forse sta anche qui una parte di responsabilità per questa improvvisa impennata di violenza giovanile.