Bandiere della pace alla marcia straordinaria Perugia-Assisi del 24 aprile - Fotogramma
«Stiamo assistendo a una miriade di atti civili non violenti, ucraini che tentano di fermare i carri armati senza armi, ma nessuno lo sa. Non hanno la stessa cassa di risonanza del fronte che chiede più armi». Angelo Moretti da Benevento scalda i motori: vuole andare in Ucraina, insieme ad altre 5mila persone, per portare la «forza trasformatrice della nonviolenza attiva dentro lo scenario del conflitto, non più idealmente, ma concretamente, attraverso la mobilitazione di massa di migliaia di civili europei». Vincenziano, con un passato e un presente di impegno attivo in favore dei migranti e dell’accoglienza, Moretti si è messo alla guida di un progetto che chiama “Movimento Europeo di Azione Nonviolenta” (Mean).
«L’affermazione della nonviolenza attiva nell’attuale contesto europeo, come valore fondante delle nostre nazioni e come pratica quotidiana di risoluzione dei conflitti, può esserci solo con la testimonianza coerente di un movimento fisico verso l’Ucraina – spiega – Ci rivolgiamo a tutta la società civile europea perché desideriamo affermare la possibilità che esista una via diversa di risoluzione del conflitto in corso, e crediamo che la società civile nonviolenta europea ed ucraina debbano essere parti attive dei negoziati in corso».
Ciò a cui stiamo assistendo, racconta Moretti, in questi due mesi «è una progressiva tacitazione di qualsiasi altra ipotesi risolutiva del conflitto che non sia di tipo militare». Mentre «nelle prime fasi della guerra la popolazione ucraina ha potuto opporre resistenza sia con le armi del suo esercito che con numerose manifestazioni di non violenza, con le quali le popolazioni armate unicamente di una bandiera nazionale hanno costretto i carri armati ad arretrare – aggiunge – ultimamente l’assassinio e la tortura dei civili costringono migliaia di persone a rimanere nascoste nei rifugi, nelle chiese, nei teatri, terrorizzate e in assenza di cibo, acqua e medicinali».
Di fronte a questa barbarie, la proposta del progetto Mean, che al momento raccoglie l’adesione di circa 35 organizzazioni (fra cui Azione Cattolica italiana, Associazione Amici Casa della Carità, Associazione Antigone e Rete dei piccoli comuni del Welcome e Centro Giorgio La Pira, solo per citarne alcuni) è di realizzare, in collaborazione con le società civili ucraine, una massiccia Azione Nonviolenta, una grande operazione umanitaria nei luoghi del conflitto.
La non violenza però non si può fare per raccomandata, sottolinea il pacifista. «Dobbiamo organizzare una presenza di massa» lancia l’appello agli uomini e alle donne di buona volontà. Una nuova via di intervento nel conflitto in corso, quella via che può arrivare dalla società civile, che, è in modo non violento a favore della nazione aggredita e che intende essere parte dei negoziati.
«Intendiamo organizzare l’entrata in massa di pullman di volontari disarmati diretti in Ucraina al solo fine di compiere operazioni di evacuazione, in particolare dei più fragili, di concerto con le organizzazioni ucraine che sono già impegnate nelle attività di soccorso ai connazionali più sofferenti».
L’obiettivo delle 5mila persone è la condicio sine qua non per partire. «Siamo già a un centinaio di partecipanti con un pullman pronto a Milano e l’altro a Roma».
Il primo passo sarà quello di tentare di mettere in salvo, in territorio europeo, le migliaia di persone che in Ucraina oggi vorrebbero allontanarsi dal conflitto ma non ne hanno i mezzi e le occasioni. «Sarà lo scopo centrale della nostra azione nonviolenta, in collaborazione con le organizzazioni della società civile ucraina – aggiunge –In particolare, vogliamo metterci a disposizione della liberazione e tutela dei sofferenti psichici che oggi sono intrappolati nelle decine di ospedali psichiatrici ucraini. Il nostro impegno per la salute mentale servirà anche a sottolineare che è la guerra a rimanere l’unica vera pazzia cui non dedicare attenzione».